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Italiani più poveri e delusi dall'Ue

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Un tempo erano i più entusiasti per la costruzione dell'Europa unita, adesso invece gli italiani sono diventati il popolo più euroscettico dei 27, soprattutto perché ritengono Bruxelles incapace di offrire soluzioni a una crisi che morde sempre più. È il ritratto che emerge dall'ultimo Rapporto sull'Italia dell'Eurobarometro, condotto nell'autunno del 2011 e presentato ieri a Roma, presso la rappresentanza italiana della Commissione Ue, alla presenza del presidente dell'Ispo, Renato Mannheimer, e del presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara. Il sondaggio è stato condotto tra il 7 e il 20 novembre 2011 su un campione di 1.031 cittadini. Il 34% degli italiani, ovvero la maggioranza relativa del campione - si legge nel rapporto - ritiene che l'Europa non stia adottando le giuste misure per uscire dalla crisi, un dato che si contrappone a quell'ottimismo che risulta essere la tendenza generale in Europa. «Abbiamo smesso di essere europeisti quando la Ue ha iniziato a chiederci delle cose, quando c'era da fare la Ue eravano i più convinti perché pensavamo che ci convenisse, che ne avremmo ricavato qualcosa» ha commentato Mannheimer. Di parere diverso Fara, secondo il quale «gli italiani non pensavano di poter sfruttare l'Europa ma avevano grandi aspettative; oggi l'Europa non sta dando una grande immagine di sé, decidono Francia e Germania e ci sono da una parte quelli bravi, alti e biondi e dall'altra chi si deve adeguare». Sulle azioni necessarie per uscire dalle difficoltà c'è un ampio consenso: la stragrande maggioranza degli intervistati (72%) ritiene essenziale una riforma del mercato del lavoro che miri a ridurre la disoccupazione. Inoltre, secondo gli italiani, gli elementi sui quali l'Ue dovrebbe concentrare le proprie azioni per superare la crisi sono la lotta alla povertà, il mercato dell'industria e l'economia verde. L'alto tasso di disoccupazione giovanile, che in Italia ormai da settembre 2011 si colloca al di sopra del 30%, spinge gli intervistati ad una scelta quasi scontata in materia di politiche giovanili: il 51%, infatti, ritiene che l'Unione debba intraprendere delle misure finalizzate a favorire l'occupazione dei giovani, senza tuttavia trascurare il miglioramento della qualità dell'istruzione e l'ulteriore promozione di programmi come l'Erasmus, che permettono di studiare all'estero. A proposito degli effetti della crisi economica sulla vita quotidiana, il 57% degli italiani afferma di avere problemi nell'affrontare le spese correnti. Di questi, l'11% confessa di incontrare quasi costantemente delle difficoltà ad arrivare alla fine del mese: un dato preoccupante ma in linea con i risultati rilevati a livello europeo (8%). «A preoccupare - ha sottolineato Mannhaimer - è quel 46% che afferma di avere difficoltà sporadiche, una percentuale molto al di sopra della media europea, intorno al 30%: metà della popolazione fa fatica, stiamo proprio male». L'Italia detiene infine la più alta percentuale di individui che dichiarano di non cercare attivamente informazioni sull'Unione europea: il 20% contro il 10% della media europea e l'8% registrato nel nostro Paese nel novembre 2010. Questo dato è riconducibile alla grande copertura che i media nazionali danno alle questioni europee, soprattutto a seguito della crisi economica. Questa notevole quantità di informazioni disponibili si scontra con una parallela mancanza di qualità delle stesse: il 74% del campione ritiene infatti che i cittadini non siano correttamente informati sulle tematiche europee di attualità. Per gli italiani (83%) e per gli europei (86%) la televisione rimane poi il mezzo di comunicazione di massa più utilizzato anche se con alcune differenze percentuali legate all'età, al genere e alla provenienza geografica degli intervistati. A seguire troviamo la radio, anche se meno di un terzo degli italiani afferma di accenderla una volta al giorno (in Europa oltre la metà degli intervistati invece dichiara di farne un uso quotidiano).

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