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Accordo Monte Paschi con Credit Suisse per vendere le quote

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Il fondo Equinox ha presentato un'offerta per rilevare fino al 13% della banca

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Leazioni erano rimaste in pegno all'istituto svizzero per via di un'esposizione da circa 300 milioni di euro. Ora la Fondazione ha un mese e mezzo di tempo in più per vendere il 15,5% di Banca Mps e abbattere il maxi-debito da un miliardo di euro. Il via libera degli svizzeri è arrivato dopo quattro giorni di trattative serrate scandite dalle fibrillazioni che hanno agitato il titolo in Borsa. La firma dell'accordo è fissata per oggi insieme all'estensione dell'accordo di standstill con le altre 11 banche che sarebbe scaduto domani. Queste banche, guidate da Jp Morgan, sono esposte per 525 milioni. Insomma, adesso l'ente presieduto da Gabriello Mancini può tirare un sospiro di sollievo e cominciare a ricevere e a esaminare le proposte dei nuovi potenziali soci di Rocca Salimbeni. L'accordo prevederebbe l'apertura di un conto di garanzia (escrow account) dove confluiranno i ricavi derivanti dalla dismissione del pacchetto, attesi tra i 500 e i 700 milioni di euro. La ripartizione dovrebbe avvenire pro-quota, e alla Fondazione dovrebbe restare una parte che potrà utilizzare per sostenere i contributi sul territorio. Intanto ieri si è fatto vedere nella sede della Fondazione il numero uno di Equinox, Salvatore Mancuso, che ha manifestato ai funzionari dell'Ente la volontà di procedere con un'offerta per l'acquisto di una quota importante. L'operazione potrebbe riguardare una partecipazione dell'11-13%. Nel corso dell'incontro, definito interlocutorio, Mancuso ha ribadito l'ottica del suo progetto, ovvero di lungo periodo e sulla base di un progetto condiviso. Equinox può investire direttamente solo fino a 45 milioni del suo fondo che ha una dotazione complessiva di circa 300 milioni; le altre risorse dovrebbero arrivare da altri investitori, ancora top secret, coinvolti dal finanziere siciliano. Nell'incontro, Mancuso non avrebbe affrontato il tema della governance della banca anche se un pacchetto azionario di tale entità assicurerebbe un'ampia rappresentanza nel nuovo consiglio d'amministrazione. L'accordo però deve essere chiuso in tempo utile per la presentazione delle liste per il rinnovo degli organi della banca: la scadenza è il prossimo 2 aprile. Nei prossimi giorni la Fondazione, con l'aiuto anche dell'advisor Rothschild, esaminerà altre proposte. Intorno ai nomi c'è il massimo riserbo, anche se continuano a circolare quelli delle famiglie Malacalza e Seragnoli. Chi, invece, ha già assicurato di non voler comprare quote del Monte è l'avvocato Gianpiero Samorì, già socio della Bper. Il finanziere ha assicurato di non essere «affatto interessato a comprare azioni o partecipazioni tali da sconvolgere l'assetto della governance» della banca. Tuttavia, ha ammesso che parteciperà all'assemblea degli azionisti (27 aprile per il rinnovo dei vertici, ndr) con 200, 300 o 1.000 azioni, ma «soltanto per ascoltare». Intanto ieri il centrosinistra nel consiglio comunale di Siena ha presentato una mozione sulla salvaguardia del ruolo strategico della Fondazione Mps per Siena e per il futuro della Banca Mps. Se ne discuterà nel prossimo consiglio comunale di Siena, in programma per il 20 marzo. «È fondamentale - si legge nella mozione - che la Fondazione operi un'attenta e oculata gestione della propria quota di partecipazione nella Banca, in modo da garantirne la stabilità e non la scalabilità». A Piazza Affari ieri il titolo è ancora andato in negativo. Nel primo pomeriggio aveva registrato qualche acquisto ma dopo il via libera di Credit Suisse alla Fondazione per la vendita di parte della quota della banca, è sceso dello 0,42% a 0,37 euro, tra scambi sempre intensi.

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