Poteri speciali per le aziende della difesa sotto attacco
Conun decreto approvato dal Consiglio dei ministri, il governo ha ridisegnato i «poteri speciali» esercitabili in caso di minaccia e grave pregiudizio della sicurezza e degli interessi nazionali, rendendoli più forti nella difesa e più circoscritti nell'energia, nei trasporti e nelle comunicazioni, settori in cui vengono inclusi anche le reti e gli impianti. È proprio in questi ambiti infatti che la disciplina cambia di più rispetto al passato. Se nella difesa il diritto di opporsi all'acquisto può essere esercitato dal governo «a qualsiasi titolo» e nei confronti di qualsiasi soggetto «diverso dallo Stato italiano», nell'energia, nelle tlc e nei trasporti l'esecutivo gode del potere di veto solo nel caso in cui il soggetto acquirente sia originario di un Paese extra-europeo. Una differenziazione che sarebbe stata voluta dal ministero dell'Economia. Ma le differenze non si limitano alla provenienza dell'acquirente. Nella difesa infatti il governo dovrà essere informato di ogni operazione di acquisizione che superi la soglia del 2% (e successivamente il 3%, il 5%, il 10%, il 15%, il 20% e il 25%) e potrà opporsi all'acquisto di partecipazioni in un'impresa strategica, «qualora l'acquirente venga a detenere, direttamente o indirettamente, una partecipazione al capitale con diritto di voto in grado di compromettere nel caso specifico gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale». In pratica il livello considerato compromettente non viene definito, lasciando massima discrezione allo Stato.