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Mps e Credit Suisse alla stretta finale

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Trattativa serrata della Fondazione sulla liberatoria per vendere le azioni

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Nelfinale ha lasciato sul terreno il 4,96% a 0,38 euro dopo aver scambiato 368 milioni di pezzi. Gli operatori, più che all'ipotesi di presidenza che potrebbe essere affidata ad Alessandro Profumo, guardano alla trattative in corso con Credit Suisse per sistemare il debito e quindi poter vendere una parte della quota in mano alla Fondazione. Dopo l'accordo di venerdì sulla liberatoria per la vendita delle azioni Mps (7%) in pegno al pool di undici banche capitanato da JpMorgan e che vanta 550 milioni di crediti, adesso è la volta di chiudere della banca svizzera, esposta per altri 300 milioni di euro. Fondazione e banchieri svizzeri sono impegnati a trovare un analogo accordo sul restante 8% in pegno, in modo da poter mettere la Fondazione in condizione di avere il pacchetto del 15% di Banca Mps pronto per la vendita. Il tutto mentre parallelamente proseguono i contatti tra gli advisor della Fondazione, Rothschild e Antonio Vigni (ex dg Mps), per piazzare le quote della banca in modo da abbattere il debito di oltre un miliardo di euro entro giugno. Tra gli interessati all'acquisto resta in prima linea Equinox di Salvatore Mancuso mentre Clessidra di Claudio Sposito sembrerebbe aver frenato, temendo l'eventualità di una nuova maxi-ricapitalizzazione (oltre 3 miliardi) della banca così come richiesto dall'Eba nei mesi scorsi. Intanto i sindacati preparano lo sciopero dei dipendenti di venerdì prossimo in seguito al rapporto presentato dal direttore generale Viola al cda, «che prevede tagli drastici oppure la riduzione di 1.500 lavoratori». «Venerdì porteremo in piazza una parte consistente dei 25mila lavoratori del Monte dei Paschi, con pullman e macchine da tutta Italia» hanno detto i vertici sindacali respingendo l'accusa di non aver fatto niente per evitare di arrivare a questo punto. «Se qualcuno ha fatto il contratto per l'acquisizione di Antonveneta senza clausola di salvaguardia, costringendo Mps a fare due aumenti di capitale non è colpa del sindacato» ha arringato Marco Radi, della Fiba Cisl e insieme alle altre sigle ha chiesto le dimissioni dei presidenti Mussari e della Fondazione Mancini.

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