La crisi è finita? E' una favola

Tira un’aria di scampato pericolo, finita la psicosi da spread, sul palcoscenico della politica sono tornati i saltimbanchi. Si sono dimenticati che l’economia non è la finanza, è come se avessero rimosso che esiste una cosa che si chiama prodotto interno lordo, che le fabbriche fanno cose (e poi dovrebbero venderle), che la crescita non s’inventa a tavolino e il lavoro si crea solo se si fa impresa. La vulgata dei mercati è che la nottata è passata. Niente di più falso. Osservate la Grecia, dieci milioni di abitanti e sapete quanti lavorano? Meno di quattro milioni. Non occorre essere dei tecnici per comprendere che Atene in queste condizioni è un problema: uscito dalla porta con uno swap, rientrerà dalla finestra con una rivolta e speriamo senza una rivoltella che si propagherà nel resto d’Europa. Se Atene piange Lisbona non ride e Madrid fa i conti con la generazione «nimileuristas», quelli che guadagnano meno di mille euro, centinaia di migliaia di giovani senza futuro. E l’Italia? Il ministro Elsa Fornero si lascia sfuggire una parola forte, «paccata». Sindacalisti e codazzo politico strillano, tutti improvvisamente sono dei lord. Ci sarebbe da ridere e invece riformare il mercato del lavoro è una tragedia. Siamo in piena spremuta fiscale, toccheremo livelli record mai visti di tassazione, la luna di miele del governo con il Paese finirà non appena agli italiani arriverà il conto dell’Imu, e la crisi finanziaria europea è stata soltanto rinviata da un saggio provvedimento del presidente della Bce Mario Draghi, ma tornerà perché il sistema sta alimentando se stesso e non l’economia reale. La banca deve fare la banca. Nei mercati circolano trilioni di spazzatura: se i manager delle banche italiane facessero emergere quelli che tecnicamente vengono chiamati «non performing loans» non ci sarebbe istituto di credito del Paese che non porterebbe i libri in tribunale. I privati fanno quello che fa il pubblico: come mai lo Stato non fa emergere nel conteggio del debito pubblico la paccata di miliardi (copyright Elsa Fornero) che deve alle imprese? Così fan tutti dunque. E ascoltare le lodi della Merkel a Monti, con tutto il rispetto, non ci rassicura neanche un po’: è la politica di Berlino ad avere condotto l’Europa su questa cattiva strada.