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Impregilo

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Iduellanti sono il costruttore romano Salini e il gruppo piemontese Gavio, che detengono rispettivamente oltre il 22% e quasi il 30% di Impregilo, il maggiore general contractor italiano. La novità è che Salini ha aumentato ancora la sua quota del 2% operando sul mercato borsistico, operazione che ai prezzi attuali vale quasi 25 milioni di euro. E nei prossimi giorni potrebbe crescere ancora, con un unico messaggio che trapela dal costruttore romano: la mossa conferma l'interesse strategico per Impregilo e, soprattutto, vuole smentire chi diceva che i Salini non avessero più libertà di manovra. Cioè fondi per proseguire nell'accumulo di azioni. Rimane il quesito su chi almeno in parte stia finanziando l'operazione, perchè difficilmente si può fare da soli un'operazione del genere, mentre per ora in Piazza Affari si esclude con una certa sicurezza che Salini voglia lanciare o anche solo salire fino alla soglia dell'Opa. Ma allora cosa succederà? In inverno il costruttore romano ha contattato, informalmente, i soci di Igli (l'attuale controllante di Impregilo con il 29,96% del pacchetto azionario) che avrebbero poi ceduto a Gavio la loro parte, cioè i Ligresti e i Benetton. Quando i primi hanno deciso di cedere al gruppo di Tortona (come abbastanza scontato anche perchè legati dalle clausole della holding), Salini ha cominciato ad acquistare. Teoricamente si potrebbe arrivare a una escalation fino all'assemblea Impregilo del 27 aprile in prima convocazione e del 3 maggio in seconda. Ma uno scontro in campo aperto appare improbabile, anche se una soluzione condivisa che spezzi in due Impregilo porterebbe a una perdita di valore, secondo gli analisti, in quanto la società funziona per come è strutturata ora. Cioè con l'80% di fatturato generato all'estero anche se la prossima tangenziale esterna di Milano e la terza variante valico riequilibrerà in parte verso l'Italia.

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