Il governo blinda le aziende strategiche
Poteri speciali per stoppare scalate extra Ue nei settori cruciali
e.Protetto con l'assegnazione al governo di poteri speciali che gli consentono di bloccare decisioni di assemblee o dei cda su scissioni, scioglimenti o trasferimenti di sedi all'estero di tutte quelle aziende, individuate per decreto, che svolgono attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e di sicurezza nazionale. Il governo Monti porterà, probabilmente al prossimo consiglio dei ministri, il testo di un decreto che stende una rete di protezione attorno alle attività economiche legate a comparti definiti strategici. Oltre alla difesa a alla sicurezza nazionale, dunque, anche quelli altrettanto importanti dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni. Si tratta dell'aggiornamento di quella che in linguaggio anglosassone viene definita la «golden share», ovvero l'azione d'oro, che assegna al potere esecutivo la possibilità di porre dei paletti alla libera circolazione dei capitali in nome di interessi più alti come la sicurezza dello Stato. In ossequio all'appartenza all'Unione Europea, però, e soprattutto per venire incontro alle istanze di Bruxelles che chiedono al Paese di abbassare la protezione nei confronti degli stati membri, il potere di bloccare l'acquisto di partecipazioni azionarie, dunque l'acquisto di capitale sociale, vale solo per soggetti extra Ue. Insomma niente golden share per le acquisizioni intra-Ue. La decisione sarà comunque affidata al governo intero, non solo al ministero dell'Economia, che potrà esercitare i propri «poteri speciali» tramite decreto del presidente del Consiglio su proposta dei ministeri competenti nelle singole materie. Con queste novità l'Italia dovrebbe evitare il rischio di condanna da parte della Corte di giustizia di Lussemburgo che chiede da tempo la riformulazione della facoltà, concessa allo Stato italiano, di stoppare le mire di gruppi concorrenti europei. Le nuove regole sull'«azione d'oro» sono state esaminate al preconsiglio di ieri in uno schema di provvedimento autonomo, «recante norme in materia di poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni». Il testo si divide in due articoli. Il primo è dedicato esclusivamente alla difesa, il secondo agli altri tre settori strategici. In entrambi i casi la golden share vale solo nell'eventualità di acquirenti non europei. Ma se per le aziende della difesa e della sicurezza i poteri di intervento dello Stato sono più estesi, per quelle energetiche, delle tlc e dei trasporti la formulazione delle norme appare più circoscritta, lasciando quindi al governo meno spazio di intervento. In caso di «minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della sicurezza nazionale», si legge nell'articolo 1, il governo può esercitare il potere di veto in assemblea e può opporsi, «a qualsiasi titolo», all'acquisto di partecipazioni da parte di un soggetto esterno all'Ue. Spetta comunque all'acquirente comunicare al governo tutte le informazioni necessarie per la valutazione. Sono previste anche delle sanzioni pecuniarie, fino al doppio del valore dell'operazione, se vengono comunque adotatte delibere o atti in violazione del potere di veto. Nell'articolo 2, invece, lo Stato può porre delle condizioni all'acquisto ed esercitare opposizione «sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori», cioè «l'eventualità di legami fra gli operatori coinvolti e organizzazioni criminali» e l'idoneità dell'operazione a garantire «la continuità degli approvvigionamenti, il mantenimento, la sicurezza e l'operatività delle reti e degli impianti, il libero accesso al mercato».