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I libici dimezzano la quota in Unicredit

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La Lia scende sotto la soglia rilevante del 2%. Ora è all'1,256%

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LaLibyan investment authority (Lia) è scesa sotto la soglia rilevante del 2%. Dopo l'aumento di capitale portato a termine a gennaio dall'istituto, l'azionista libico, secondo quanto riporta la Consob, è sceso dal 2,594% di cui era intestatario dal 31 agosto 2010 all'1,256%. Nella nuova mappa dell'azionariato di Unicredit manca ancora all'appello l'aggiornamento della quota in portafoglio alla Banca centrale libica, con il 4,988% tra i maggiori azionisti prima della ricapitalizzazione; anche Blackrock non ha ancora comunicato eventuali variazioni della propria quota. Intanto si accende il dibattito sulla successione al presidente Dieter Rampl. «La scelta non sarà facile, è un procedimento complesso» ha detto il vicepresidente della Fondazione Cariverona (una delle fondazioni che sono azioniste stabili di piazza Cordusio), Giovanni Sala, spiegando che «c'è un procedimento statutario in parte già avviato e che in parte si avvierà ancora attraverso il comitato nomine e il cda. E in quelle sedi verranno valutate le candidature più idonee senza pensare ai soci, ma a quello che è l'interesse della banca». Sala considera di secondaria importanza che il presidente sia italiano o no ma «essendo Unicredit fortemente internazionalizzato deve avere una capacità di rappresentanza e insieme una legittimazione in tutto l'ambito in cui opera il Gruppo». Quanto al ruolo dei soci, l'esponente di Cariverona ha rimarcato che gli azionisti hanno sempre garantito «amplissima autonomia» ai manager della banca. Stando così lo scenario la scelta del successore di Rampl non dovrebbe arrivare prima di metà di marzo. Le indiscrezioni danno con maggiore probabilità l'arrivo di un candidato italiano. La regia della nomina è nelle mani delle fondazioni che, nonostante la diluizione al 12%, seguita all'aumento di capitale da 7,5 miliardi chiuso a gennaio, vogliono contare nella governance della banca anche più di quanto non sia accaduto finora. Ci sono poi gli imprenditori italiani che hanno in mano un 3% (Francesco Gaetano Caltagirone, Diego Della Valle e Leonardo Del Vecchio) e che intendono dire la loro. Fuori dai giochi i fondi Usa Capital Research and Management e Blackrock, che mettono insieme circa un 6% della banca ma non sembrano occuparsi di governance.

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