Mussari: la banche devono guadagnare
"Va ricostruito un rapporto di fiducia tra le banche e il Paese reale. Non possiamo passare come capro espiatorio della crisi". A dichiararlo a Il Corriere della sera è Giuseppe Mussari, il presidente dell'Abi, l'associazione delle banche protagonista nei giorni scorsi di un atto dirompente, le dimissioni del comitato di presidenza a fronte dell'azzeramento delle commissioni bancarie su affidamenti e sconfinamenti, norma contenuta nel decreto liberalizzazioni approvato al Senato. Mussari nonostante le preoccupazioni ci tiene a non nasconde la realtà: "le banche sono imprese private, non possiamo essere servizio pubblico, non è chiaro che le banche hanno il diritto-dovere di fare profitti". Il presidente dell'Abi comunque, non presta il fianco a polemiche. "È chiaro che se c'è ostilità nella società civile ce ne sarà anche nel mondo politico ma non dirò nemmeno una parola contro questo Parlamento. In una situazione politica inedita le Camere stanno facendo un grande lavoro". E ancora, "Se Monti ha il successo che merita è anche perché ha una maggioranza che tiene. Poi si possono prendere delle decisioni sbagliate, come nel nostro caso, ma ma in democrazia ci sta. Ciò detto - afferma - è bene che il provvedimento venga rivisto e torni alla formulazione originaria". E aggiunge infine "sarebbe comunque utile che i parlamentari nel ragionare di banche rinunciassero a un'ostilità preconcetta". Sul richiamo del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco in merito agli alti stipendi dei top manager delle banche Mussari commenta che "da tempo sostengo che vada fissato un parametro tra retribuzioni dei top manager e paghe medie in azienda" e spiega di aver scritto una lettera agli istituti "proponendo che per i prossimi tre anni gli stipendi salgano e il 4% della retribuzione dell'alta dirigenza vada ad alimentare un fondo per l'occupazione giovanile. Siccome la misura è stata apporvata penso proprio che quel fondo nascerà". Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri raccoglie l'invito "per un dibattito pubblico sulla natura delle banche, finalizzato non tanto ad esaminare la controversa norma sulle commissioni, ma ad affrontare varie questioni". "Per prima la destinazione alle famiglie e alle imprese di buona parte dei 139 miliardi di euro prestati dalla Bce alle banche italiane all'uno per cento - continua Gasparri - Occorrono poi segnali immediati, coerenti con quanto fatto per la politica e la pubblica amministrazione, che taglino subito gli scandalosi compensi dei vertici bancari. Gli istituti di credito sono imprese e non possono essere considerate attività benefiche. Ma da qualche secolo si dibatte, con ragione, di interessi, credito e altro. Seguire modalità affrettate con emendamenti ad altri decreti riguardanti norme del decreto liberalizzazioni, potrebbe causare problemi di sostanza e di forma. Si parli di questo tema trasformando la vicenda, dovuta a palesi errori di esponenti del Pd e del governo, in una opportunità di chiarezza. Il Pdl vuole difendere famiglie ed imprese. E per questo obiettivo è pronto al confronto con banche e chiunque altro".