Bankitalia: costi maggiori per i conti correnti più vecchi
I costi dei servizi bancari sono da sempre al centro delle polemiche. Tant'è che l'Antitrust nel 2011 ha avviato un'indagine conoscitiva per «comprendere come mai nonostante un assetto del sistema profondamente modificato, i prezzi e la trasparenza continuino a segnalare un confronto competitivo ancora debole». Il Garante non ha ancora terminato quell'indagine. Nel frattempo è guerra tra i dati della Banca d'Italia e quelli della Commissione Ue. La Commissione europea in uno studio di ottobre 2010 assegnò all'Italia il primato dei costi: 295,66 euro medi annui, contro 114 euro della media Ue. Ma questi dati sono stati subito contestati dall'Abi: la Commissione ha indagato solo i prezzi massimi di listino, senza contemplare i conti «a pacchetto». Cosa dice invece la Banca d'Italia? Nell'ultima indagine effettuata a ottobre scorso relativa a inizio 2011, emerge che la spesa media per la gestione di un conto corrente è diminuita per il secondo anno di seguito attestandosi a 110,2 euro, 3,4 euro in meno rispetto a quella rilevata l'anno precedente. La flessione spiegano gli economisti di Palazzo Koch, è dovuta ai «minori costi per tenuta di dossier titoli, liquidazione interessi e invio di estratti conto». Non c'è stato invece un calo «per alcune importanti tipologie di spese fisse, quali i canoni, e variabili, quali gli oneri per i bonifici e le spese di scrittura» che anzi aumentano. Alla flessione, dice l'Istituto, ha «contribuito la minore operatività della clientela»; infatti ipotizzando un numero medio di operazioni pari a quello dell'anno precedente, «si può stimare una spesa media pari a 111,1 euro». Al netto delle commissioni pagate su scoperti e finanziamenti la spesa media, hanno osservato a Via Nazionale, si è attestata sui 91 euro, 2,4 euro in meno del 2009. Gran parte delle spese, pari al 59%, è composta da spese fisse e il 25% da quelle variabili. Il restante 17% riguarda le commissioni sugli utilizzi a debito. Le spese fisse sono calate di 3,9 euro soprattutto per il taglio di quelle per l'invio di comunicazioni e trasparenza oltre che dalle altre spese fisse. Sono cresciuti invece i canoni base da 36,5 a 38,1 euro e quelli per il bancomat, da 3,7 a 4,2 euro. Sono salite le spese variabili, in media di 1,4 euro raggiungendo l'iporto di 26,3 euro. L'aumento è «attribuibile per intero all'aumento delle commissioni» visto che è diminuita l'operatività. In rialzo così le spese per i bonifici, «prevalentemente quelli disposti attraverso gli sportelli e dalle spese di scrittura». In particolare le spese di scrittura «spiegano da sole il 72% della variazione complessiva delle spese variabili anche se il valore medio è aumentato per meno di un centesimo di euro (da 0,107 a 0,115 euro pari al 7,5%). Bankitalia sottolinea «l'importanza di questa voce le cui variazioni, pressoché impercettibili per la clientela possono più che bilanciare l'effetto di riduzioni di prezzo, anche consistenti, di altre commissioni». Per quanto riguarda le nuove commissioni per la messa a disposizione dei fondi (seppure non comparabili con le commissioni di massimo scoperto) sono «tendenzialmente più onerose nel caso di apertura di un fido». In caso di sconfinamento «le commissioni di massimo scoperto sono maggiormente penalizzanti per i correntisti». C'è poi il fatto, evidenziato da via Nazionale, che i conti correnti bancari aperti da meno di due anni sono più convenienti rispetto a quelli che hanno una vita superiore ai dieci anni e che quindi non hanno approfittato delle offerte lanciate dagli istituti di credito. Per i conti aperti prima del 2000 (rappresentano il 42,5% del totale) le spese raggiungono i 101 euro (quasi 10 euro in più rispetto alla media) mentre per quelli operativi dal 2009 le spese scendono a 67,7 euro, circa 23 euro in meno rispetto alla media. Lo scostamento rispetto al valore medio dipende principalmente dalle spese fisse, soprattutto canoni, che si sono ridotte nel tempo. Ad esempio per i conti correnti accesi prima del 2000, la differenza di 10 euro in più rispetto al valore medio è attribuibile per l'83,8% alle maggiori spese fisse rispetto alla media.Dall'indagine emerge uno spostamento nel tempo dei costi da fissi a variabili. Bankitalia poi evidenzia che da un confronto con i costi medi dei conti correnti postali, «emerge la maggiore onerosità di alcuni servizi bancari; in particolare l'inoltro delle comunicazioni di trasparenza e le scritture informatiche che sono pressochè gratuiti per i clienti di Bancoposta».