Scure sui salari al Monte dei Paschi
Unadecisione comunicata senza preamboli e che ha portato i sindacati in trincea. Dopo oltre venti anni sugli sportelli del Monte sarà affisso il cartello: sciopero. Attorno all'istituto di Rocca Salimbeni l'aria si fa sempre più pesante. Oltre alle tensioni finanziarie che stanno colpendo la Fondazione Mps che man mano dovrà allentare la presa di controllo sulla banca, all'interno del gruppo scatta l'allerta dei sindacati che chiederanno ai dipendenti di incrociare le braccia per tutta la giornata di venerdì 16 marzo (per un totale di 15 ore). Il tutto è stato scatenato dalla decisione del Cda di dare mandato al direttore generale, Fabrizio Viola, di avviare una trattativa con le organizzazioni sindacali per trovare un accordo che permetta una «riduzione delle spese per il personale di circa il 3%», come indicato dal comunicato della banca. E l'intenzione, ha spiegato a chiare lettere Mps, è quella di «salvaguardare» i livelli occupazionali. Nonostante il messaggio in un certo senso rassicurante, i sindacati già temono il peggio. Non a caso nei corridoi della banca si percepisce la paura per una potenziale manovra che può riguardare 1.500 licenziamenti. Fonti vicine alla banca smentiscono queste ipotesi e viene ribadito che la riorganizzazione del gruppo (31 mila dipendenti) riguarderà in primis il perimetro dei dirigenti, top management compreso. Pertanto, si cercherà di «contrattare riduzioni salariali sulla base di criteri di equità interna ed esterna». «Le proposte di contenimento dei costi per tutti i dipendenti, che possono comprendere anche la riduzione dell'orario di lavoro con l'adozione di eventuali contratti di solidarietà, saranno comunque argomento di trattativa con le organizzazioni sindacali», ha aggiunto Mps. A motivare i tagli uno sbilancio dei costi operativi rispetto al budget 2012 di 60-70 milioni in gran parte (una cinquantina) da recuperare proprio sul lato del costo del lavoro. La procedura di fatto già avviata dovrà portare alla firma di un accordo per un piano di solidarietà della durata di un anno, prorogabile se la situazione della congiuntura non migliora. I lavoratori bancari del gruppo dovranno sopportare una riduzione di orario pari a uno-due giorni al mese. Viola ha parlato di sacrifici che verranno condivisi dal top management e dall'alta dirigenza secondo una percentuale della retribuzione non indicata e a garanzia del suo impegno diretto ha comunicato di aver assunto anche l'interim dell'area finanza. La determinazione del manager subentrato ad Antonio Vigni è stata mostrata anche nelle possibili conseguenze se non venisse trovato un'intesa. Viola secondo alcune fonti, avrebbe agitato anche lo spauracchio della legge 223: se non si troverà l'accordo sul piano di solidarietà si aprirebbe la procedura per i licenziamenti collettivi. Intanto, sul fronte della Fondazione non si registrano ancora accelerazioni per il piano di vendita del 15% della banca che porterà l'Ente presieduto da Gabriello Mancini sotto la soglia dal 50 per cento. Equinox e Clessidra restano alla finestra, mentre a latere proseguono i contatti per attrarre nuovi investitori nel capitale. Queste manovre si intrecciano poi a doppio filo con le strategie per la futura governance di Mps. Per il dopo Mussari, infatti, già prendono quota le potenziali candidature di Alessandro Profumo e Carlo Salvatori. Il primo in particolare avrebbe ricevuto l'investitura della bibbia del capitalismo finanziario anglosassone. Per il Financial Times, infatti, l'ex amministratore delegato di Unicredit è il candidato favorito alla presidenza del Monte dei Paschi di siena. Il Ft ha citato fonti vicine alla vicenda secondo le quali la nomina alla presidenza al posto di Giuseppe Mussari potrebbe arrivare nel giro di due settimane.