Ammortizzatori a partire dal 2017
Si allungano i tempi per arrivare a parlare dell'articolo 18, mentre è scontro tra governo-parti sociali sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Dopo un nuovo round al ministero del Lavoro con sindacati e imprese, i nodi ancora da sciogliere non permetteranno di discutere il prossimo primo marzo della flessibilità in uscita, nodo lasciato per ultimo in agenda. Mentre resta aperta la partita politica: la riforma del mercato del lavoro è stato il tema al centro dell'incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti del leader del Pd Pier Luigi Bersani, che ha chiesto al governo di fare «ogni sforzo per un accordo». Il ministro Elsa Fornero ha aperto tre ore di confronto con le parti sociali garantendo la «ferma intenzione» di cercare un'intesa: «Perchè serve la consapevolezza che la riforma non serve ad accontentare il governo o qualche partito» ma è per «il bene del Paese». Il ministro ha quindi ha tracciato le linee guida della riforma degli ammortizzatori: estendere le tutele a 12 milioni di lavoratori, allargandole ai quasi otto milioni di esclusi, senza gravare sulla fiscalità generale ma puntando su un sistema assicurativo-contributivo. Bene gli obiettivi ma non c'è chiarezza sulle risorse, dicono i sindacati, che temono una diluizione delle protezioni oggi in campo per allargare la platea senza avere nulla in più da spendere. Anzi, il ministro ha indicato che continuare ad utilizzare le risorse che già ci sono «è un suo obiettivo personale» e che «non poteva parlare a nome del governo», riferisce il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. È dura la leader della Cgil, Susanna Camusso: «Il Governo non può permettersi di dire che siamo noi a non volere i cambiamenti», perchè «tutto gira intorno al nodo delle risorse», e su questo non sono state date risposte chiare. Elsa Fornero ha preso l'impegno di presentare la riforma nel dettaglio il prossimo primo marzo, riferiscono i sindacati. «Siamo assolutamente d'accordo che bisogna includere, allargando la platea, ma - avverte Camusso - quello che non può succedere è che si dia poco o nulla a chi oggi non ha tutele, e che per farlo si tolga molto a chi invece le ha. Il Governo deve dirci quali sono le risorse e come distribuirle, altrimenti sembra che qualcuno vuol fare una riforma tagliando le prestazioni invece che allargarle». Al tavolo con il governo «in parte c'è stallo», perchè ancora si attendono risposte «alle stesse domande», aggiunge Susanna Camusso, sottolineando comunque un risultato positivo: aver «acquisito un principio di gradualita», per il quale la riforma «andrà a regime dopo una transizione di cinque anni, nel 2017». «Credo - dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - che il governo responsabilmente debba dire con chiarezza quali sono i suoi obiettivi, e debba sorreggerli con i numeri». Per Angeletti, il ministro deve chiarire «chi avrà diritto ad accedere» al nuovo sistema «universale» di ammortizzatori, «quante risorse ognuno potrà percepire e per quanto tempo. Solo queste risposte - avverte - ci diranno se la sua proposta migliorerà le condizioni». Sulla stessa linea Giovanni Centrella per l'Ugl: «Ancora non Š chiaro cosa il governo intenda fare, per questo va ancora incalzato per avere risposte».