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Marchionne: export in Usa o chiudiamo due fabbriche

L'ad di Fiat Sergio Marchionne

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Tutti gli stabilimenti italiani "staranno al loro posto. Abbiamo tutto per riuscire a cogliere l'opportunità di lavorare in modo competitivo anche per gli Stati Uniti, ma se non accadesse dovremmo ritirarci da due siti dei cinque in attività". Parola dell'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchonne, che in una lunga intervista al Corriere della Sera per la prima volta dice chiaramente che dopo la chiusura di Termini Imerese, gli altri stabilimenti italiani saranno salvi "solo se esporteranno in America". LA SCELTA DI SOPHIE Il manager non va oltre e non indica nessuno degli stabilimenti a rischio chiusura tra Mirafiori, Cassino Atessa, Melfi e Pomigliano. Se la cava con una citazione cinefila del film "La scelta di Sophie", in cui un nazista chiede alla protagonista di scegliere tra uno dei suoi due figli. "In caso contrario li avrebbe ammazzati tutti e due. Sophie resiste, ma alla fine deve scegliere e passa il resto della sua esistenza con l'incubo di quella decisione. Dunque, per favore, non me lo chieda", ha concluso Marchionne. PATRIA E RAZZISMO All'inizio dell'intervista Marchionne ha messo subito in chiaro: "Chrysler non riaprirà i siti ceduti alla liquidazione. Dunque, è Fiat che potrà esportare negli Usa. Questo penso di fare per l'Italia ed è per questo che trovo insopportabilmente razzista dipingermi come un uomo senza patria".  I SINDACATI NON SONO PARLAMENTI  "Con Epifani si riusciva a ragionare di più. Camusso forse parla troppo della Fiat e di Marchionne sui media e troppo poco con noi", afferma l'ad della Fiat  a proposito dei rapporti con i sindacati. "Io sono un metalmeccanico che fa automobili. E fatica a capire chi considera Parlamenti i sindacati", aggiunge. "In America, il capo della Uaw comanda e sa prendere impegni. Lo stesso accade in Germania con l'Ig Metal. E, mi creda, non sono sindacati comodi", sottolinea Marchionne. A proposito di Fiom, inoltre, l'ad di Fiat sottolinea di considerare "Landini più rigido, molto di più del suo predecessore, Gianni Rinaldini, con cui si poteva dialogare". "Ci sono stati incontri riservati con esponenti della Fiom. La sinistra più intelligente ha provato a ricucire. Ma è andata male. Non possono pretendere che, nei fatti, sconfessi Cisl, Uil, Ugl e Fismic", conclude. IL SUCCESSO INCREDIBILE DI MONTI Marchionne è positivamente impressionato dalla considerazione internazionale goduta dal premier Mario Monti. "In pochissimo tempo ha dato al mondo l'idea di un Paese che sta svoltando. Un successo incredibile. Ero a Washington durante la visita del premier Mario Monti - racconta Marchionne - Ha avuto un'accoglienza straordinaria: Monti è stato a colloquio con il presidente Obama, ha riscosso grandissima attenzione al Peterson Institute, il think thank più importante". "L'America è un animale enorme, che tende a percepire tutti gli altri come piccoli - ha detto ancora il top manager - Non è facile che dia tanta importanza ai suoi ospiti".  

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