Grecia declassata. Default più vicino
Fitch declassa la Grecia. E ora i dubbi sul possibile salvataggio del Paese da parte dell'Europa si fanno sempre più pesanti. Una nuova bastonata da parte dell'agenzia di rating che arriva a poco più di un giorno dall'accordo sul piano di aiuti e che vede il giudizio su Atene abbassarsi di altri due gradini passando da CCC a C. Fitch, nel suo rapporto, ha sottolineato come lo swap sul debito con i creditori privati potrebbe rappresentare, una volta completato, un restricted default, ossia un default parziale. Infatti, per l'agenzia, lo swap di titoli, con un taglio del 53% del loro valore, costituisce un caso di distressed debt exchange, dove insieme alle azioni volontarie si hanno anche azioni coercitive. Queste ultime infatti riguardano i creditori che non hanno partecipato all'accordo ma che vedranno comunque ristrutturato il proprio debito, così come stabilito nel patto raggiunto l'altro ieri all'alba. Un accordo chiuso con la Troika che prevede aiuti internazionali per un monte di 130 miliardi di euro che sarà elargito alla Grecia entro il 2014. Un'intesa che prevede una forte svalutazione dei titoli di Stato ellenici, a fronte di un più stringente impegno del governo greco a correggere i conti pubblici e a portare il rapporto debito pubblico/Pil al 120,5%, poco oltre il livello inizialmente concordato del 120%. Condizioni che saranno monitorate costantemente dalla troika e che saranno confermate in due nuove riunioni dell'Eurogruppo a marzo. Secondo quanto si apprende, il primo incontro si terrà la mattina del primo marzo, prima del vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue, ma ancora non è deciso se i ministri si riuniranno fisicamente o parleranno via teleconferenza. Lo scopo è verificare se la Grecia ha effettivamente rispettato gli impegni Ue approvando le prime misure necessarie ad ottenere gli aiuti, come la modifica costituzionale per inserire il vincolo del debito. Una seconda riunione dei ministri delle Finanze dell'eurozona potrebbe tenersi il 9 marzo, e dovrebbe valutare se la partecipazione dei creditori privati al programma di "swap" del debito è adeguata. E intanto mentre i politici discutono, nel Paese si alza la tensione. Da una parte la Borsa di Atene è tornata a crollare, chiudendo gli scambi con un pesante meno 5,67 per cento e, dall'altra, nelle piazze sono ripresi gli scioperi di protesta. Le nuove misure di austerità approvate da Atene non vanno giù ai sindacati greci, che ieri pomeriggio hanno portato per le strade della capitale e di Salonicco migliaia di lavoratori. Csee e Adedy, le principali rappresentanze sindacali del Paese, hanno protestato così contro i tagli ai salari e alle pensioni mentre il sindacato comunista Pame ha organizzato un corteo che si è concluso proprio in piazza Syntagma, dove nelle ultime settimane hanno avuto luogo scontri tra manifestanti e polizia. Eppure, mentre la Grecia rischia il default, è partita la caccia alle streghe per i ricchi che hanno trasferito ingenti somme all'estero durante la crisi. Il caso più eclatante scoperto di recente è quello di un deputato che nel maggio 2011 ha messo al sicuro in una banca straniera un milione di euro. Un trasferimento bancario legale ma condannabile dal punto di vista morale in un momento in cui cresce la rabbia dei cittadini contro l'elite che ha messo al sicuro le proprie sostanze, incurante delle condizioni del Paese. Ale. Ber.