Solidarietà non Euroincubo
L’Europa è un’idea irrealizzabile, una speranza o un progetto che funziona? Quando furono firmati i Trattati di Roma (1957) le ferite aperte dalla guerra sul corpo del Vecchio Continente erano visibili, ma l’Europa camminava verso pace e benessere. L’altra tappa fondamentale si ebbe con l’entrata in circolazione dell’Euro il 1° gennaio del 2002. Sono trascorsi solo dieci anni, l’Eurozona è in crisi, ma l’integrazione dei mercati e la crescita della tecnologia hanno compresso i cicli storici ed economici. Sono ravvicinati e imprevedibili. L’Europa è un gigante, ma è lenta rispetto al presente. Ha istituzioni obsolete, meccanismi di creazione del consenso novecenteschi e il problema di sempre del Vecchio Continente: la Germania. Una ex potenza militare ieri, una formidabile corazzata economica oggi, con una «fame di spazi» mai saziata. Fa parte del carattere di quella nazione ed è un tema sempre presente nella nostra storia. I tedeschi vivono una loro fase espansiva, il treno corre e pensano che alcuni vagoni (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo) ne rallentino la corsa. Vorrebbero sganciarli. È un progetto rischioso perché riapre le porte al nazionalismo, alla rinascita di movimenti politici radicali che hanno seminato morte e terrore. Il rigore da solo non basta e la superiorità morale teutonica ha subito il suo contrappasso dantesco ieri con le dimissioni del presidente della Repubblica Christian Wulff. Il viaggio della Merkel a Roma è saltato, ma ci sarà presto. Ho la fondata speranza che il premier Mario Monti dirà alla cancelliera che l’austerità va bene, i conti a posto un dovere, ma senza crescita e solidarietà l’Europa si sfascia e diventa il luogo descritto magistralmente dallo storico scozzese Niall Ferguson sul Wall Street Journal tempo fa: nel 2021 l’Euro circola ancora, i Paesi del Club Med sono semifalliti, greci, italiani e spagnoli fanno i giardinieri e i camerieri nelle case al sole comprate dai tedeschi che investono in aziende di Polonia, Estonia e Lituania, mentre la Gran Bretagna è uscita dall’Ue con un referendum, Bruxelles non è più la capitale dell’Europa che si è spostata a Vienna, dove la cancelliera Marsha Radetzky auspica il ritorno alla centralità dell’impero asburgico. Neuroscenario? No, è l’Euroincubo.