Grecia, l'Eurogruppo rinvia gli aiuti
L'Europa non si fida più della Grecia, non ne può più di strappare con la forza impegni ai politici, e rimanda ancora una volta la decisione sui nuovi aiuti. Al termine dell'Eurogruppo di oggi slitta almeno fino alla nuova riunione dell'Eurozona di lunedì, ma si fa strada l'ipotesi di un rinvio a dopo le elezioni di aprile. Il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker è fiducioso che le «necessarie decisioni» saranno prese lunedì, quando i ministri potrebbero chiedere apertamente alla Grecia di aspettare le sue elezioni, e nel frattempo potrebbero farla rimanere a galla con un prestito ponte che le consentirebbe di rispettare almeno la scadenza del 20 marzo, quando dovrà ripagare, con gli interessi, 14,5 miliardi di bond. «La Grecia ha fatto molto, ma resta altro lavoro da fare, e siamo fiduciosi che l'Eurogruppo sarà nelle condizioni di prendere le necessarie decisioni lunedì», ha detto Juncker, spiegando come siano «necessarie altre considerazioni, sul rafforzamento della sorveglianza» in particolare, per assicurare l'applicazione del programma di austerità. L'ennesimo rinvio sui 130 miliardi di euro di aiuti rafforza la posizione di chi, come Germania, Olanda e Finlandia, vorrebbe tenere la linea dura con Atene. Il timore principale dell'Eurozona è che, dopo le elezioni, cambio di governo e incertezza istituzionale rimettano in discussione gli impegni di rigore presi con Ue-Bce-Fmi. Per questo, secondo quanto si apprende, l'Eurogruppo telefonico di oggi ha preso in considerazione l'ipotesi di un rinvio ad aprile dei prestiti del secondo pacchetto salva-Grecia. Del resto, i ministri avevano sul tavolo tutti gli elementi per poter prendere la decisione oggi stesso: avevano chiesto 325 milioni di risparmi supplementari, le lettere d'impegni dei partiti sull'applicazione del piano di rigore e l'accordo con i creditori privati sulle perdite che accetteranno dopo lo 'swap' o sostituzione dei bond greci. Tutte e tre le condizioni erano soddisfatte, ma alla zona Euro non è bastato. «I greci andranno al voto e bisogna assicurarsi che anche dopo queste elezioni il programma venga applicato», dicono oggi dal ministero delle Finanze tedesco. E un modo per avere garanzie da tutti i partiti greci è tenerli appesi alla promessa degli aiuti. Tecnicamente, si potrebbe fare dividendo il pacchetto salva-Grecia in due parti: far partire subito lo 'swap' dei titoli greci in mano ai privati, che hanno accettato di perdere il 70% sul valore nominale dei titoli, garantendo un taglio di 100 miliardi di debito. In questo modo, Ue-Fmi dovrebbero metterci solo 30 miliardi di euro promessi ai privati quando imposero loro le perdite. E la Ue sbloccherebbe i restanti 100 miliardi dopo le elezioni, usandoli come "leva" su Atene. Da parte sua la Grecia si sente sempre più appesa per il collo: ritiene di aver fatto i compiti e oggi, dopo che il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha proposto un Mario Monti anche per la Grecia, il presidente della Repubblica greca, Karolos Paoulias, è insorto contro i 'rigoristì: «Non posso accettare che il signor Schaeuble insulti il mio Paese. Chi è lui per insultare la Grecia? Chi sono gli olandesi? Chi sono i finlandesi?».