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Record Apple. Titoli sopra i 500 dollari

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Utili e fatturati del dopo Jobs spingono in alto le azioni a Wall Street

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Lasua creatura Apple continua a macinare record su record: dopo aver registrato, a gennaio, un risultato trimestrale da albo d'oro, e aver superato, pochi giorni fa, la capitalizzazione di Google e Microsoft messe insieme, Apple ha infatti raggiunto un altro primato. Ieri il titolo della «mela morsicata» ha sfondato, per la prima volta nella sua storia, la soglia psicologica dei 500 dollari ad azione. Per l'esattezza, i titoli della compagnia di Cupertino hanno raggiunto il valore di 502,48 dollari ciascuno: insomma, un'azione della Apple costa più di un iPad 2. Un risultato straordinario, ma non inaspettato. È dall'inizio dell'anno, infatti, che Apple è protagonista di una cavalcata che sembra inarrestabile. Superato lo shock per la morte del fondatore Steve Jobs, il titolo dell'azienda ha infatti letteralmente iniziato a correre sui listini di Wall Street, dopo lo scivolone che l'aveva portata – a giugno – al valore di 300 dollari. A dare il via sono stati i risultati trimestrali relativi all'ultima parte del 2011, presentati il 24 gennaio. Risultati che hanno superato le più rosee aspettative degli analisti: utili in rialzo del 118 per cento a 13,1 miliardi di dollari, e fatturato in crescita del 73 per cento a 46,33 miliardi di dollari. E questo grazie alle ottime vendite di due prodotti – l'iPad 2 e l'iPhone 4S – considerati come meri aggiornamenti dei loro predecessori, e quindi destinati ad incontrare minore successo perché privi dell'allure «rivoluzionario» tipico di Apple. Non è stato così: lo smartphone e il tablet, forse complice anche l'ondata di emozione suscitata dalla morte di Steve Jobs, sono tra i prodotti Apple più venduti di sempre. Il grande successo di mercato e la continua scalata dei listini hanno portato la compagnia di Cupertino a oltre 465 miliardi di dollari di capitalizzazione. Più di Google (198,9 miliardi) e Microsoft insieme (256 miliardi) insieme. Una cifra superiore – ha chiosato il magazine Fortune – al Pil della Svezia (450 miliardi) e a tutto l'oro della Federal Reserve (350 miliardi). Se fosse una nazione, Apple sarebbe la 58esima economia del globo. La capitalizzazione, è ovvio, è aumentata in virtù della crescita di valore delle azioni. Trainati dai grandi risultati ottenuti dalle vendite dei prodotti, dalla soddisfazione per la gestione del successore di Jobs, Tim Cook – che è sempre stato il genio dietro le quinte – e dall'impressione di solidità che la compagnia comunica. Non è un caso, che in tempi difficili, la Apple venga considerata dagli investitori una sorta di «bene rifugio». La crescita della capitalizzazione di Apple, quindi, non è frutto di speculazione: non c'è nessuna bolla a sostenere i 500 dollari ad azione, anche se qualche analista ne agita il fantasma. La maggior parte degli addetti ai lavori, infatti, concorda che il traguardo raggiunto ieri dal titolo sia conseguente al valore reale del gigante di Cupertino. Kulbinder Garcha, analista di Credit Suisse, la prima banca a segnalare le azioni di Apple come «outperform» lo sosteneva già a marzo dello scorso anno: «Il giusto prezzo delle azioni Apple dovrebbe essere intorno ai 500 dollari». I fondamentali, infatti, ci sono tutti: la Apple ha solide basi. Ne è un esempio la liquidità dell'azienda che, come emerge dall'ultimo bilancio trimestrale, è di quasi 100 miliardi di dollari, poco più di un quinto della sua capitalizzazione. E più di quanta ne detengano gli Stati Uniti. E poi il valore del marchio Apple, valutato la scorsa primavera 153 miliardi di dollari. Adesso, con la presentazione del nuovo iPad3 – da alcuni ritenuto non necessario, vista la distanza abissale dei competitor – e dell'iPhone 5, Apple dovrebbe continuare la sua corsa verso il vertice. A dargli una mano saranno anche i nuovi MacBook Pro, che, si dice nel giro, rivoluzioneranno il mercato dei computer portatili con un design e una funzionalità mai viste prime. E aiuteranno il colosso di Cupertino a superare la soglia dei 600 dollari ad azione, strappando a Google l'ultimo scettro rimastogli.

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