Stallo ad Atene sul debito. Borse caute
Intesa vicina tra creditori e Grecia. Ipotesi taglio del 20% dei salari minimi
Chenei giorni scorsi avevano fiutato l'intesa molto vicina. Così l'attesa sull'accordo tra governo, Unione Europea, Bce e Fondo Monetario Internazionale per nuovi aiuti alla Grecia ha ingessato le borse europee, positive per l'intera seduta e fiacche nel finale. Ad Atene ieri il nodo era solo politico. Per ottenere il via libera al pacchetto da 130 miliardi il governo Papademos si è impegnato a chiedere ai cittadini nuovi sacrifici, su cui le 3 forze politiche che lo appoggiano si debbono esprimere. Da una prima bozza della Troika sarebbe emerso che la Grecia si impegnerà in una politica di contenimento permanente della spesa, che include tagli alle pensioni e una riduzione del 20% sui salari minimi, alla luce della più forte contrazione dell'economia registrata quest'anno. Non solo. Il governo greco punta a vendere le proprie quote possedute in sei società ( petroloo e autostrade) con l'obiettivo di incassare 50 miliardi di euro. Nel frattempo i creditori privati della Grecia si sono dati appuntamento oggi a Parigi, per definire i dettagli tecnici dello scambio tra vecchi e nuovi titoli di stato, con rendimento intorno al 3%, anche in questo caso l'accordo è vicino. Ma non ancora firmato. Segnali rassicuranti sono giunti sul fronte del differenziale tra titoli di stato. In particolare lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è sceso fino a 350 punti base per poi risalire a quota 360. Per ora dunque si attende. Difficile pensare a un'accelerazione improvvisa anche se oggi il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker ha convocato i ministri delle Finanze dei 17 paesi Euro alle 18 a Bruxelles, per affrontare il tema del secondo pacchetto di aiuti alla Grecia. L'intesa greca è da considerare uno spartiacque della crisi del debito. Oltre a rasserenare i mercati finanziari le condizioni raggiunte possono rappresentare un protocollo da seguire per tutti gli altri paesi colpiti dalla speculazione sul debito pubblico. Irlanda e Portogallo in prima linea. Anche se per Lisbona si potrebbe pensare a un coup de theatre. La richiesta di comprare pezzi di debito da parte dell'oggi «liquido» Brasile. In fondo un aiuto richiesto dai padri ai figli.