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L'Ue si spacca anche alla Bce

Mario Draghi

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Bucare l'ufficialità e il riserbo delle banche centrali non è semplice, ma dai particolari su ciò che è accaduto giovedì nel direttivo della Bce, e poi nella conference call con i governatori degli istituti di emissione, si capisce quanto la questione la questione Grecia, e i rapporti tra la Germania (con il suo pugno di alleati duri e puri) e l'Europa, siano al punto di rottura. Mario Draghi, “il tedesco” come era stato ribattezzato dai circoli più vicini agli interessi di Berlino per digerire la rinuncia traumatica del candidato naturale Axel Weber, ha dovuto battagliare duramente per imporre due misure attese e logiche. La prima riguarda la partecipazione dell'Eurotower al salvataggio di Atene, la seconda il lancio di un nuovo finanziamento alle banche dell'eurozona per favorire il credito e sostenere i titoli di stato di paesi ancora a rischio come Italia e Spagna. Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank piazzato lì da Angela Merkel direttamente dal governo (era un sottosegretario) si è opposto ad entrambe le cose, parzialmente appoggiato dai colleghi di Olanda e Finlandia. Ha detto “nein” alla partecipazione della Bce al taglio del valore nominale delle obbligazioni greche che dovranno sopportare governi e privati. E un altro “nein” lo ha pronunciato sulla seconda immissione di liquidità, la mossa che a fine dicembre ha evitato il credit crunch dell'Europa, ampiamente elogiata di qua e di là dall'Atlantico. Draghi ha dovuto procedere a maggioranza, ma sul primo punto l'ha spuntata solo ricorrendo a un complicato meccanismo di scambio tra bond greci e finanziamenti del fondo salva stati. È sul punto due che la discussione ha travalicato i toni soft: il presidente italiano della Bce aveva in evidenza un'intervista al Financial Times dal numero uno delle Deutsche Bank, Josef Ackermann. Il banchiere più potente e vicino alla Merkel affermava di aver rifiutato la liquidità dell'Eurotower in quanto portatrice «dello stigma dell'aiuto pubblico, e noi abbiamo una reputazione da difendere». Per caso i tedeschi volevano boicottare la mossa di maggior successo messa in campo dalla Bce? Draghi lo ha chiesto, citando anche un fresco report di Standard & Poor's, la maggiore delle agenzie di rating, firmato dal capo della sede europea Jean-Michel Six: i finanziamenti al credito venivano definiti la cosa migliore per evitare una recessione ancora più profonda, e paragonati all'immobilismo dei governi, soprattutto della Germania. «Il problema» ha detto Draghi «non è di dare liquidità, ma che il sistema lo usi a dovere». Alla fine, quando si è aperta la videoconferenza con gli altri governatori, il presidente italiano si è trovato al proprio fianco, oltre a Roma, la Francia, l'Irlanda, l'Austria, Cipro, il Portogallo; contro la Germania e l'Olanda; ed astenuti quali il Belgio e il Lussemburgo, che Berlino dava per alleati al pari dell'Austria. Draghi si è tolto i sassolini dalla scarpa, accusando di “machismo bancario” chi rifiuta il credito, senza citare la Deutsche Bank. Ma la tensione si tagliava a fette. Ed è la stessa tensione che accompagna l'ukaze imposto da Angela Merkel fino a mercoledì, quando l'Europa dovrà dire il sì o no definitivo al salvataggio di Atene, in cambio di un piano lacrime e sangue che lascia perplessi anche i critici più strenui delle mani bucate dei greci e dei loro governanti. È anche uno dei dossier discussi tra Mario Monti e Barack Obama; con il presidente Usa sempre più infastidito dal rigore egemonico tedesco ed il premier italiano nei panni del mediatore. Vista da Washington la questione non è solo di carità nei confronti della Grecia, ma piuttosto di capire fin dove vuole spingersi Berlino. Ha colpito il record di mille miliardi di euro di avanzo commerciale tedesco nel 2011, superiore perfino alla Cina. E insospettisce l'asse privilegiato, economico e politico, che la Merkel vuole stabilire con Pechino, andando ad inserirsi nel teatro strategico americano dei prossimi decenni. La domanda è: a cosa mirano i tedeschi e quali macerie politiche, economiche e sociali possono lasciarsi alle spalle? I paragoni con il passato si sprecano. Forse anche troppo ovvi: ma ogni volta che qualcuno ha mosso dalla Germania alla conquista dell'Europa, e poi del mondo, la tragedia è stata garantita.

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