Lavoro, Fornero: la riforma si farà
La riforma del mercato del lavoro "il governo la farà con o senza accordo". A chiarirlo è il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali. Nuovo incontro forse tra 10 giorni con l'intenzione del governo di chiudere in due-tre settimane. "Vogliamo distinguere tra flessibilità buona e cattiva, in entrata e in uscità ha detto il ministro che avrebbe proposto di chiamare la riforma del mercato del lavoro "Resta e cresci in Italia". "La riforma del lavoro con o senza accordo" Il Governo cerca un accordo sulla riforma del mercato del lavoro, ma se non lo troverà andrà avanti da solo. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, al tavolo con le parti sociali a Palazzo Chigi. Fornero ha chiesto di chiudere la trattativa in due-tre settimane e ha ipotizzato un nuovo incontro con sindacati e imprese tra 10 giorni, non escludendo anche incontri separati e gruppi di lavoro. Inoltre il governo vuole distinguere tra flessibilità buona e cattiva e sulla riforma delle pensioni chiarisce: non si tocca e non si torna indietro perché ha ridotto lo spread. Il governo "vuole dialogare" con le parti sociali, ma farà di tutto per non perdere il treno della riforma del mercato del lavoro, ha chiarito Fornero. Insomma l'esecutivo andrà avanti con o senza l'accordo con le parti sociali. "Il governo sa e farà di tutto per prendere il treno - ha spiegato - Se lo facciamo insieme saremo contenti, altrimenti il governo cercherà comunque di farlo". Secondo Fornero, inoltre, l'incontro di oggi "non è rituale perché l'Europa, i mercati, noi e voi sappiamo che questa è l'occasione per fare cose buone per il mercato del lavoro". "Saremo giudicati - ha poi detto - dagli italiani che hanno subito esclusioni e non hanno avuto prospettive, appiattendosi su precarietà e basse aspirazioni". L'obiettivo complessivo della riforma "non è aiutare i lavoratori a discapito delle imprese o viceversa", il disegno "è di grande repiro". L'esecutivo vuole "rafforzare la posizione dei lavoratori, sia di quelli che già hanno un lavoro che di quelli che lo cercano". Fornero ha poi detto che il governo vuole "distinguere tra flessibilità buona e cattiva (in entrata e in uscita)". Se la flessibilità "buona" sarà il perno della discussione "tutto risulterà più facile", ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Se ci sarà da tutti buona volonta' allora ci sono buone possibilità di un buon lavoro", ha aggiunto. Tante, secondo Bonanni, "sono le questioni da approfondire". Uno degli obiettivi, ha sottolineato, "è quello di incrementare l'occupazione giovanile con il superamento della flessibilità negativa, con più formazione, con il rilancio dell'apprendistato e l'incentivazione delle assunzioni. Su questo - ha scandito - la Cisl sarà rigorosissima". Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti "nel 2012 avremo 250 mila posti di lavoro in pericolo. Questa emergenza va affrontata con razionalità e urgenza". Gli obiettivi posti dal governo, ha aggiunto, "sono condivisibili e sono d'accordo con l'idea di concentrare la discussione su metodi e strumenti per raggiungere questi obiettivi", "però - ha sottolineato - oggi abbiamo l'emergenza occupazione". "Siamo pronti a condividere con il governo la riforma del lavoro ma senza un parallelo piano di sviluppo per il Paese non riusciremo a creare occupazione", ha detto infine il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. Marcegaglia: l'Articolo 18 non è un tabù Il leader di Confindustria: "Vorremmo che si arrivasse a questa formulazione: reintegro per tutti i casi di licenziamento discriminatorio". "La flessibilità in uscita è un tema per noi importante, che non affrontiamo in termini ideologici, però pensiamo che il tema del reintegro deve valere e in modo molto chiaro per tutti i casi di atteggiamenti discriminatori o per i casi in cui oggi la legge dice che è nullo". Quindi, spiega, se "io licenzio una persona perché è di colore, perché è una donna, perchè è musulmano, perché è di destra o di sinistra, la reintegra deve esserci assolutamente". Inoltre, ha spiegato, "ci sono anche altri casi, se io licenzio una donna a un anno da quando è incinta o nel momento in cui ha detto che si sposa". Per Marcegaglia "c'è una casistica molto chiara in cui la reintegra deve valere perché è un fatto di civiltà". E su questo noi siamo totalmente d'accordo, mentre, ha chiarito, "in tutti gli altri casi dobbiamo diventare europei, cioè ci deve essere un'indennità di licenziamento". La numero uno degli industriali ha spiegato che "il ministro ha parlato di licenziamenti per motivi economici senza il tema della reintegra, ma solo con l'indennità di licenziamento. Ecco - ha sottolineato - il tema dal nostro punto di vista va posto in modo un pò più ampio, però questo tema è sul tavolo". Per Marcegaglia "la reintegra vale certamente per tutti i casi di licenziamento discriminatorio e per tutti gli altri casi ci deve essere un'indennità di licenziamento come avviene in tutta Europa". Camusso: il governo non può dire arrangiatevi La leader della Cgil sottolinea così le mancate risposte, al tavolo sul mercato del lavoro, al problema di chi dopo la riforma delle pensioni rischia di trovarsi alla scadenza degli ammortizzatori sociali senza poter andare in pensione. "Non si può dire che si arrangino altrimenti vuol dire che in questo Paese non c'è più spesa sociale" dice. Alla Marcegaglia ribatte così: "Confindustria si fa prendere un po' la mano sulla scorciatoia dei licenziamenti".