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Benetton dice addio a Piazza Affari

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Esce dopo oltre 25 anni di quotazione. Nei mesi scorsi titolo al minimo storico

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Èil caso di Benetton che dopo oltre venticinque anni dice addio a Piazza Affari. Una scelta che arriva dopo aver raggiunto nei mesi scorsi i minimi storici. Edizione Holding, la finanziaria della famiglia che controlla la maggioranza del capitale (67,07%, a cui si aggiunge il 5,66% di azioni proprie) esaminerà oggi l'operazione che consisterebbe nel lancio di un'Opa sul flottante. Si tratta di una quota pari al 27,2%, che all'ultimo prezzo di ieri (4,05 euro) varrebbe circa 200 milioni di euro. Se pero' dovesse essere preso in considerazione il prezzo medio degli ultimi sei mesi, il controvalore sarebbe destinato a ridursi. Solo dall'inizio dell'anno infatti il titolo ha segnato un rialzo del 18,21%. Nel comunicato non sono indicati i motivi che hanno orientato la famiglia a prendere questa decisione; sui siti ieri erano circolate voci, peraltro smentite, di eventuali accorpamenti con la spagnola Inditex (Zara). Benetton fondata nel 1965 dai fratelli Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo, acquisisce l'attuale ragione sociale nel 1985, un anno prima del suo debutto, nel luglio 1986, a Piazza Affari. Due anni più tardi entra nel listino di Francoforte e nel 1989 in quello di New York: borse dalle quali è uscita nel corso del 2008. Nel frattempo, da azienda familiare che ha colto i primi successi con le licenze in franchising, Benetton è diventata una holding di respiro internazionale. Nel 2003 il gruppo ha poi avviato una riorganizzazione del comparto dell'attrezzo sportivo che ha comportato, tra l'altro, anche la cessione del ramo d'azienda del marchio Nordica e la vendita degli asset Prince, Ektelon e Rollerblade. Dal 2008 l'espansione è continuata in modo massiccio. Una storia con alti e bassi, con il titolo che aveva toccato il massimo nel gennaio 2000, a 19,2 euro, e il minimo, a 2,72 euro, nell'ultimo scorcio del 2011. A fine anno il valore di Borsa del gruppo ammontava appena a 541 milioni di euro. Ieri poi sono arrivati i dati preliminari relativi al 2011 che chiude con ricavi consolidati di 2,03 miliardi di euro, in calo dello 0,4% rispetto al 2010, e con un utile netto di 70 milioni, rispetto al risultato di 102 milioni dell'anno precedente. Il gruppo ha registrato vendite per 1,9 miliardi (-1,1%) e nel comparto tessile per 119 milioni (+14%). Il debito ammonta a 550 milioni e la posizione finanziaria netta risulta in aumento di 64 milioni rispetto alla fine del 2010. Guardando all'andamento dei ricavi per area geografica, sull'intero 2011, le vendite in Europa hanno fatto segnare un -2%: il buon andamento di Russia, ma anche di Germania e Regno Unito, non sono bastati a fronteggiare i cali della Grecia e quelle più marginali di Italia e Spagna. Nelle Americhe (+6%) si è confermata la forte crescita del Messico, mentre in Usa e Canada si è registrata una contrazione (-12%). In Asia (+5%) quasi tutti i Paesi sono cresciuti a doppia cifra. Tra questi: India e Korea del +11%, i Paesi asiatici ex-Urss addirittura di oltre il 20%. Per quanto riguarda le stime sul 2012, si spiega dal gruppo di Ponzano Veneto, «complessivamente il risultato operativo non potrà migliorare e, in conseguenza del maggior costo del debito, anche il risultato netto sarà soggetto a pressione». Intanto in attesa del delisting, ieri la Consob ha acceso un faro sull'andamento di Benetton in Borsa. La commissione guidata da Giuseppe Vegas ha avviato accertamenti sull'operatività sui titoli del gruppo di Ponzano Veneto, oggetto di forti acquisti sul mercato a ridosso dell'annuncio dell'opa con delisting da parte della controllante Edizione. L'azione della Consob è volta a capire chi ha comprato e se gli scambi sono stati concentrati su pochi operatori oppure diffusi su una vasta platea di operatori. L'obiettivo è verificare se siano stati commessi abusi di mercato e se qualcuno abbia indebitamente approfittato di informazioni privilegiate.

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