La ricetta di Sarkò: Tobin Tax più Iva e meno tasse aziendali
Un'ora in tv a reti unificate. Parte così il rush finale del presidente francese Nicolas Sarkozy alle elezioni presidenziali. Un'ora per presentare ai francesi nuove misure «forti» contro la crisi e per recuperare credibilità, in particolare dopo l'umiliante perdita della tripla A, decisa due settimane fa da Standard&Poor's. E quasi con un guizzo di rivalsa monsieur Sarkozy annuncia l'avvio da agosto della Tobin Tax, una tassa che colpirà le transazioni finanziarie effettuate in Francia, e che sarà pari allo 0,1% sugli importi trattati. «Un modo - spiega Sarkozy - per colpire quella finanza speculativa che ha provocato non pochi danni all'economia reale». Il capo dell'Eliseo annuncia che con l'introduzione del balzello vuole «dare un colpo forte» e trascinare gli altri Paesi europei nella stessa direzione. «Il mondo è in tempesta da tre anni perché la finanza senza regole si è comportata in modo folle ed è normale che ora la finanza partecipi al rimborso dei deficit». Nel menù di Sarkozy per rilanciare la macchina produttiva transalpina c'è anche l'aumento dell'Iva dell'1,6% dal primo ottobre, passando dal 19,6% al 21,2%, e un altrettanto aumento della contribuzione sociale generalizzata (Csg) sugli investimenti finanziari di due punti. I maggiori incassi serviranno a compensare i 13 miliardi di euro di riduzioni degli oneri sociali versati dalle aziende per i dipendenti. Insomma un prelievo di tasse per ridurre il costo del lavoro, unico modo secondo l'Eliseo, per convincere gli imprenditori a bloccare la delocalizzazione che ha colpito anche le quinta economia del mondo e bruciato sinora 500 mila posti di lavoro. L'obiettivo è allineare il costo del lavoro a quello che si paga nella vicina Germania. Per quale motivo un imprenditore francese dovrebbe investire nella sua terra se a qualche chilometro di distanza trova condizioni economiche più favorevoli è il principio che delinea Sarkozy ai suoi concittadini. Non solo. Anche se non meglio specificato l'aumento del prelievo dovrebbe toccare anche le rendite finanziarie e i maggiori introiti complessivamente ottenuti dal fisco dovrebbero andare a finanziare lo stato sociale sul quale si esercita la pressione che deriva dalla crisi economica. Ci sono anche le misure per la crescita. Per le quali Sarkò si ispira al suo ex collega Silvio Berlusconi. Chissà se sarà quest'ultimo ora a ridere pensando alla copiatura. In sintesi anche la Francia adotterà il «piano casa». Una misura «straordinariamente forte» e cioè l'aumento del 30% dell'edificabilità dei terreni, delle case e degli immobili. «Abbiamo preso una decisione straordinariamente forte sulle case - dice - quando arriva la crisi i prezzi dell'immobiliare calano ovunque, eccetto in Francia». Il problema, spiega il presidente è «che non ci si sono abbastanza costruzioni. I terreni, le case e gli immobili avranno la possibilità di un aumento del 30% della possibilità di costruire». Si tratta di una decisione che «aumenterà il lavoro in Francia e il numero degli alloggi - aggiunge - oltre a fare pressione sui prezzi all'acquisto e alla vendita». C'è un piccolo cambiamento, forse pensando al fallimento dello stesso piano in Italia, Sarkozy spiega che i Comuni che rifiuteranno questa possibilità dovranno farlo con un'apposita deliberazione. Non manca sempre in tema di stimolo alla crescita la previsione di appositi bond pubblici per finanziare le esigenze di investimento dell'industria. Soldi reperiti sui mercati per finanziare l'economia reale. Infine la disoccupazione giovanile. Per incentivare le grandi imprese ad assumere giovani viene creato un meccanismo che incentiva quello con più di 250 dipendenti a inserire nella pianta organica il 5% di under 35. Le aziende che non si adeguano non avranno sgravi e anzi pagheranno più imposte. Infine in tema di economia nei prossimi due mesi Sarkozy chiederà alle organizzazioni un accordo per la competitività nazionale che rilanci la contrattazione aziendale. E che dia una maggiore autonomia alle parti diminuendo il potere dirigista del governo. Anche questo si inserisce in un discorso già inaugurato in Italia con la contrattazione di secondo livello. In Francia però c'è uno scoglio che rende il suo utilizzo pericoloso: le 35 ore massime di lavoro ormai acquisite dai francesi e, secondo gli imprenditori, non più allineate agli standard competitivi internazionali. Punto difficile. Sarkò ci prova. Anche perché conferma la volontà di candidarsi alle presidenziali. C'è spazio anche per l'Europa: non è più sull'orlo del baratro. E per Monti: «Ha preso delle misure giuste e forti».