Carte revolving, ultima frontiera del debito
Nel 2008 i debiti delle famiglie italiane sono aumentati del 41,1% rispetto al 2007 secondo i dati di Contribuenti.it, l’associazione che con lo Sportello Antiusura monitora costantemente il sovra indebitamento delle famiglie italiane. “Dall'inizio dell’anno - afferma Contribuenti.it - è cresciuto toccando punte del 53,2% in alcune province italiane”. In totale quasi 525 miliardi di euro. E’ in questo contesto che hanno trovato terreno fertile le “carte revolving”, l’ultima frontiera del debito e di chi ha il conto in rosso, l’altra faccia del credito al consumo che tra il 2006 e il 2008 ha registrato un vero e proprio boom con 12 milioni di sottoscrizioni ma anche un esercito di “indebitati”. La carta revolving mette a disposizione del titolare una certa liquidità da spendere nell’immediato: dalla spesa al supermercato al pieno di benzina, ma nasconde costi e commissioni che sempre più spesso si rivelano eccessivi. La differenza rispetto a una carta di credito tradizionale è che il pagamento non avviene subito all’acquisto ma in un periodo più lungo, concordato nel contratto stipulato. Quindi si compra subito ma si paga dopo con l’obbligo di saldare il debito a tassi d'interesse che oggi sono arrivati a sfiorare il 17-20 per cento. La “Blu American Express”, la carta “Barclaycard”, la “Carta Aura” di “Findomestic Banca” e la carta “Bancoposta ricaricabile”, offerta da Poste Italiane ma gestita dalla Agos, sono alcune delle revolving più famose che invogliano a fare acquisti, dimenticando spesso che alla stipula del contratto si è stabilita una soglia massima, detta “fido”, oltre la quale non si può andare, pena l’applicazione di commissioni salatissime. Per questo la regola base quando si richiede una revolving è quella di valutare attentamente il costo effettivo legato al possesso e all’utilizzo dei servizi messi a disposizione. Tuttavia non sempre è facile capire quanto costerà realmente poiché le voci di spesa sono numerose (spese per interessi, spese annuali, spese di incasso rata) e non sono facilmente integrabili in una misura di costo unica. In pratica la revolving prevede i medesimi servizi della carta a saldo ma ha la caratteristica di “contenere” un affidamento, vale a dire un prestito. Quindi offre la possibilità di spendere del denaro indipendentemente dai fondi disponibili sul conto e di ripagare poi ratealmente il proprio debito. Nel 2008 l’utilizzo delle revolving è aumentato dell'11 per cento rispetto al 2006: stando alle rilevazioni Abi le carte di questo tipo circolanti in Italia ammonterebbero 4,3 milioni. Un vero business per le banche se si pensa che i costi a carico dell'utente si rivelano piuttosto esosi. Il Taeg - ovvero l'interesse effettivo - è mediamente del 19,30% secondo i dati dell'associazione Altroconsumo. “Abbiamo da sempre cercato di mettere in guardia i concittadini contro i pericoli finanziari derivanti dall’utilizzo di carte revolving - sottolinea il segretario dell’Adusbef, (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Assicurativi Postali), Mauro Novelli - Ma c’è ancora chi ritiene che il loro utilizzo altro non è che l’evoluzione del sorpassato acquisto a rate. La differenza invece è enorme. La carta revolving permette non l’acquisto di un bene a rate, ma l’acquisto a rate di tutti i beni oggetto della nostra spesa. Nel primo caso, si è in grado di valutare l’impegno finanziario della rata. Con la revolving - spiega Novelli - non si è assolutamente in grado di qualificare il peso finanziario delle spese che si vanno cumulando nel tempo. Con il vecchio acquisto a rate si era in grado di qualificare la quota aggiuntiva di carico sul reddito guadagnato. Con la carta revolving la valutazione non è possibile: finché il massimale non è raggiunto e finché si paga la quota, nessuno farà osservazione. Quando questa arriverà non sarà possibile chiudere il contratto se non pagando somme molto alte”. Nel 2008 9 italiani su 100 hanno “strisciato” le revolving.