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Il Fmi vede l'Italia in recessione

Il premier Mario Monti

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Se anche i nobili tecnici del Fondo Monetario Internazionale confondono le acque ai mercati allora è il caso veramente di tornare alla regola aurea del silenzio. Così ieri, in una giornata che tutto sommato sembrava tranquilla, posto che l'ennesimo braccio di ferro in Europa sul fondo Salva Stati si era sostanzialmente conclusa con l'ennesimo rinvio, sia arrivato il monito del direttore del Dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli: «L'Italia non può farcela da sola», sottolineando come sia più che mai necessario rafforzare il sistema anticrisi a livello europeo. Ora la chiarezza, nei mercati con i nervi tesi, è basilare. Ogni virgola messa fuori posto può significare perdite di miliardi. Per questo dopo qualche ora è arrivata la precisazione. «Non ho mai detto che l'Italia non può farcela da sola» ha detto Cottarelli, in un'intervista a Sky tg 24. Si è ripartiti da lì. Perché alla fine il messaggio del Fondo non era così pessimista sul destino italiano. L'Italia si sta muovendo nella giusta direzione: il risanamento - grazie a una forte correzione dei conti - procede a buona velocità, e la manovra varata dal governo di Mario Monti consentirà di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. L'esecutivo ha inoltre avviato una serie di riforme strutturali con le liberalizzazioni. Ma Roma ha bisogno dell'Europa: ci sono delle cose necessarie «che vanno al di là di quello che può fare da sola», come il rafforzamento del sistema anticrisi europeo, fondamentale per contenere le turbolenze sul fronte del debito sovrano e per recuperare la fiducia dei mercati. Questa la fotografia del nostro Paese scattata dal Fondo nel giorno in cui ha reso note le stime aggiornate sulla crescita dell'economia mondiale. Stime che non lasciano scampo all'Italia, destinata ad andare incontro a una nuova profonda recessione: -2,2% nel 2012, -0,6% nel 2013. Il taglio è drastico, se si pensa che le precedenti previsioni del Fondo sul pil italiano sono state tagliate di 2,5 punti percentuali per quest'anno e di 1,1 punti per il prossimo. Una performance decisamente peggiore rispetto alla media europea: il Fondo infatti stima per l'Eurozona un arretramento dello 0,5% nel 2012, con un ritorno alla crescita nel 2013 (+0,8%). In particolare, nessuna recessione è prevista per Berlino e Parigi: il pil della Germania crescerà dello 0,3% nel 2012 e dellì1,5% nel 2013, quello della Francia dello 0,2% e dell'1%. Mentre per la Spagna è atteso un -1,7% e -0,3%. Un fatto è certo. Per il Fondo monetario l'Europa resta «l'epicentro della crisi» e il rischio contagio resta molto elevato, così come quello di una recessione in cui potrebbe scivolare l'intera economia mondiale. Per questo per il Fmi i leader del Vecchio Continente devono fare presto. Bisogna fare di tutto per «evitare il peggio», a partire da un rafforzamento della capacità finanziaria del Fondo salva-Stati (sia l'attuale European financial stability facility che il futuro European stability mechanism) e da un potenziamento delle prerogative della Bce. Cosa fondamentale, quest'ultima, non solo per sostenere la stabilizzazione del debito dei governi, ma anche per aiutare le banche europee ad aumentare il proprio livello di capitale, per poter finanziare adeguatamente l'economia reale. Non c'è tempo da perdere e i dati parlano chiaro: il pil mondiale crescerà quest'anno del 3,3%, 0,7 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto in precedenza, per salire poi al 3,9% nel 2013. È chiaro che le preoccupazioni per la tenuta dell'Eurozona sono legate soprattutto alla situazione di Italia e Spagna. «L'Italia ha tre cose che deve fare», ha spiegato il direttore Cottarelli: «La prima è l'aggiustamento di bilancio, che già sta facendo a giusta velocità, con l'avanzo primario che migliorerà di oltre 3 punti percentuali del pil quest'anno. Un aggiustamento - ha aggiunto - grande ma necessario. La seconda cosa sono le riforme strutturali, che l'Italia sta facendo, come mostrano le misure di liberalizzazione proposte dal premier Mario Monti. La terza cosa che serve, e questo va la di là di quello che l'Italia può fare da sola, è la necessità di un firewall dell'Europa più forte. Più forte finanziariamente - ha sottolineato il dirigente del Fmi - perché questo faciliterebbe molto la riduzione dei tassi di interesse». Cosa che sarebbe molto positiva non solo per i conti pubblici, ma anche per una ripresa dell'economia.

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