Fiat-Chrysler unite al 50% entro l'anno
Fiatsta, infatti, accelerando la fusione con la Chrysler. Se è oggi è al 20% entro la fine di quest'anno dovrebbe raggiungere il 50%. Uno sprint condito da una conferma dei target, degli obiettivi che il gruppo si è posto per il 2011. Notizie positive che hanno messo le ali al titolo che ha trainato al rialzo il settore dell'auto in Europa e che ha chiuso in aumento del 7,04% a 4,1 euro. In crescita anche Fiat Industrial (+2,8%), a cui fanno capo le macchine per l'agricoltura Cnh, i camion Iveco e i motori di Fpt Industrial. In un rapporto, presentato agli investitori in un seminario, organizzato da Bank am Bellevue nel fine settimana in Svizzera, il gruppo Fiat-Chrysler non cambia gli obiettivi fissati per il 2011: ricavi oltre 58 miliardi di euro, utile netto di 1,7 miliardi, utile della gestione ordinaria superiore a 2,1 miliardi, debito netto fra 5 e 5,5 miliardi e una liquidità complessiva di oltre 18 miliardi. Anche Fiat Industrial, che Sergio Marchionne (nella foto), presente al seminario, definisce «leader globale con un forte portafoglio di brand», conferma i target finanziari 2011-2014: i ricavi di quest'anno ammontano a 24 miliardi, l'utile della gestione ordinaria tra 1,9 e 2,1 miliardi. Mentre Mirafiori si prepara a riprendere l'attività con 3.000 lavoratori che per tre giorni rientrano oggi in fabbrica, continua il confronto su Irisbus, lo stabilimento di autobus di Valle Ufita (Avellino) che ha cessato l'attività a fine anno. Si parla di una manifestazione d'interesse della cinese Amsa, mentre la Fiat conferma l'impegno, secondo quanto riferiscono i sindacati, «a favorire la continuità industriale senza apporre alcun veto ad eventuali investitori che intendessero continuare la produzione di autobus». Dalla Turchia la stampa parla di interesse del governo a varare la produzione locale di una vettura e di una richiesta di disponibilità alla casa torinese. Sulla corsa in Borsa è da segnalare il fatto che la banca d'affari Usa, Goldman Sachs, ha inserito il titolo del Lingotto nella sua lista «convinction buy». Una scelta dettata in parte dall'effetto del possibile indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro. La Fiat ormai ha una parte produttiva che si riflette sul conto economico espressa in dollari. E la crisi dell'euro sta premiando in particolare proprio quelle aziende come il gruppo diTorino che hanno imboccato la strada di alleanze e sbarchi nel mercato statunitense.