Ora il timore è il lunedì nero Il Tesoro studia l'exit strategy
Il pericolo ora è il «panic selling». Cioè un'ondata di vendite di titoli di Stato senza controllo, spinta dall'irrazionalità dei mercati che, sulla scorta dei giudizi di Standard&Poor's, considerino la carta targata Made in Italy, quasi spazzatura. Il risultato sarebbe un'immediato divaricarsi dello spread, la differenza di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi, a livelli record. Non sarebbe un disastro immediato ma una bomba a orologeria accesa nel debito pubblico italiano. E pronta a esplodere al primo test con i mercati, ovvero la prima asta in programma al Tesoro. Non è un caso che il premier Monti ieri subito dopo la visita in Vaticano si sia chiuso nel suo studio a Palazzo Chigi per valutare le contromisure in attesa della riapertura delle contrattazioni. Da oggi ci sono meno di 24 ore per approntare una difesa. Le misure sono tutte da elaborare. Il taglio del rating, seppure messo in conto dai tecnici del Tesoro e di Palazzo Chigi, è arrivato con una rapidità inaspettata. «Una sberla» lo ha definito il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Un termine sintomatico del fatto che una mossa del genere da parte di Standard&Poor's il governo italiano proprio non se l'aspettava. O meglio non con la rapidità e la violenza con cui è arrivato. Ci si aspettava una parziale sospensione del giudizio in attesa di consentire alle misure prese dal nuovo esecutivo di dispiegare la loro efficacia. Valutazione errata. Gli analisti americani non hanno guardato in faccia nessuno. Anzi una delle motivazioni dell'outlook negativo (la stima dell'evoluzione del rating nel prossimo futuro) è legata al fatto che all'aumento delle tasse per correggere il deficit non siano seguiti atti ancora concreti per dare una «frustata» alla crescita. Si riparte da zero. Come la stessa Fornero ha spiegato:lo schiaffo americano «rallenta il recupero». Sul tavolo le ipotesi suggerite dai consiglieri sono comunque arrivate. Tutte tese a costruire una linea di difesa per evitare che il rifinanziamento del debito nei prossimi mesi si riveli un'ecatombe. Evento possibile. Il declassamento del rating a A a BB+ porta con se una serie di conseguenze negative sui costi legati al rinnovo di Bot e Btp. Alcuni grandi fondi internazionali, ad esempio quelli pensionistici che comprano in giro per il mondo titoli di debito sovrano, hanno nel loro statuto il divieto di mettere in portafoglio titoli con rating B. Possono tenere in pancia quelli che lo sono diventati a seguito di declassamento. Cosa molto probabile per evitare di iscrivere in bilancio perdite considerevoli. Ma questo significa anche che, alle prossime aste, la domanda registrerà comunque una flessione per la mancanza di grandi compratori. Ed è chiaro che con una minore richiesta l'unica strategia per convincere i sottoscrittori sia quella di alzare i tassi. Il Tesoro, in realtà, ha già indicato una strategia d'uscita nelle due precedenti aste. Nella prima, quella di giovedì, Bot con scadenza a 6 e 12 mesi i tassi si sono dimezzati rispetto all'emissione di un mese prima. Minore la flessione dei rendimenti sui Btp a tre anni assegnati il giorno dopo:4,83% contro il 5,62 dell'asta precedente. Una tendenza che ha confermato la validità della strategia impostata dal Tesoro. E cioè andare sul mercato con importi consistenti su orizzonti temporali più brevi rispetto a impegni di debito sul medio e lungo termine. È il mercato a dettare questa tendenza. Chi investe in titoli preferisce non impegnarsi con buoni poliennali ma preferisce parcheggiare liquidità per 3, 6 o al massimo 12 mesi, magari accettando tassi più bassi. Così è stato. E al Tesoro si sono fregati le mani. In attesa di tempi migliori, leggi gli incassi fiscali di giugno nel quale saranno contabilizzati oltre all'Irpef anche le nuove tasse come l'Imu, si poteva evitare un innalzamento del costo del finanziamento accettando una riduzione della duration (la durata media)del debito pubblico. Insomma aste più frequenti, per gli importi via via necessari, da restituire in tempi più brevi. Oggi però questa soluzione, valida fino al declassamento, rischia di essere non più un cambio di impostazione strategica delle gestione del debito ma una procedura d'emergenza. Serve qualche altra cosa. In primis un messaggio forte della Bce che lunedì sarà il vero giocatore del mercato. Sarà il maggiore o minore impegno dell'Eurotower a spostare l'esito della giornata con l'acquisto dei titoli. Sul tavolo di Monti anche l'ipotesi estrema. Chiedere in sede Ue la chiusura temporenea di tutti i mercati. Un atto estremo. Ma se la speculazione vuole la guerra è ora che l'Europa decida di smetterla di prendere schiaffi. Anzi sberle come dice la Fornero.