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Il Tesoro cambia strategia e l'asta dei Bot fa il pieno

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Il Tesoro italiano cambia strategia nel finanziamento del debito pubblico. Meno emissioni di titoli a lungo termine, quelle ad esempio a dieci anni, troppo legate agli spread record (ieri a 480 punti sopra quello assicurato dal Bund tedesco), dunque costose per le casse dello Stato, e più aste con durate minori: sei mesi o al massimo dodici mesi con maggiore frequenza. Un'inversione suggerita dai tecnici del dicastero dell'Economia che ha prodotto i suoi frutti. Ieri il primo assaggio. Via XX settembre ha raccolto senza difficoltà tutti i 12 miliardi di euro di ammontare massimo che si era prefissato a fronte di una domanda che si è avvicinata ai 20 miliardi. E sui tassi è arrivata una boccata d'ossigeno: più che dimezzati. Al 2,735% dal 5,952% d'inizio dicembre sul Bot 12 mesi, e all'1,644% dal 3,251% sul semestrale. Oggi si capirà se il nuovo corso inaugurato da Maria Cannata, direttore del dipartimento del debito pubblico, coadiuvata dal sottosegretario Vieri Ceriani, avrà successo. In mattinata saranno offerti il Btp triennale novembre 2014 per 2-3 miliardi e due titoli fuori corso d'emissione, il Btp luglio 2014 e l'agosto 2018 per un ammontare compreso fra 1 e 1,75 miliardi di euro. Se i tassi spuntati saranno più elevati, cosa abbastanza probabile, allora la via tracciata sarà quella giusta. In termini tecnici si parla di cambiare la duration del debito ovvero la sua durata media. In termini pratici significa fare più aste con scadenze più brevi e, alle condizioni del mercato attuali, pagare meno per i tassi di interesse. Semplice. Si adegua l'offerta al mercato. Al Tesoro lo hanno capito, complice un confronto più sereno tra ministri e tecnici. A spiegare la validità di questa strategia diversi fattori. Il primo è che nei mercati esiste ancora molta liquidità in cerca di parcheggio che non vuole impegnarsi nel lungo termine a meno di non ricevere in cambio un saggio di rendimento elevato. Dunque sì a titoli a breve e medio termine. Che accontentano tutti. I risparmiatori non vincolano per troppo tempo i loro averi, nello stesso tempo la domanda di questi titoli cresce e i tassi si abbassano. Così lo Stato economizza. C'è un secondo aspetto che non va sottovalutato nello spiegare il successo dell'asta di ieri. La liquidità arrivata alle banche italiane con l'asta della Bce. Gli istituti si sono presentati con le tasche piene alle aste. Sotto la moral suasion dellaTesoro, il credito ha compreso l'importanza sistemica di comprare titoli sul mercato primario (cioè in asta). Si rischia meno, si ottiene un rendimento comunque salva bilanci e si fa sistema perché lo Stato si finanzia senza la spada di Damocle dello spread. Che si forma sul mercato secondario, cioè negli scambi tra operatori. E non tocca i contribuenti e le loro tasse.

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