Quel mercato dove pagano solo i piccoli
Tavolo da poker. Mano decisiva. Sono rimasti due giocatori. Piatto molto ricco. Uno ha le seguenti carte: cessione sul mercato delle quote dello Stato di Enel, Eni, Finmeccanica, Ferrovie, Telecom e Poste Italiane. Sull'altro lato del tavolo verde c'è un signore che compulsa nervosamente il seguente gioco: abolizione degli ordini degli avvocati, dei notai, dei medici e dei commercialisti, liberalizzazione delle farmacie, dei taxi e dei prodotti venduti dai benzinai. Secondo voi chi vince la partita? Il primo ha in mano un formidabile poker d'assi. Il secondo ha un full di scala inferiore e si interroga fino all'ultimo se cambiare o no le carte. Il primo è il giocatore ideale, il liberista perfetto. Chi è? Non è seduto al tavolo. Il secondo è il governo dei tecnici che parla di «liberalizzazioni» ma senza avere un gran punto in mano. Sai che forza, sgonfiare le gomme ai tassinari, fare tirassegno con gli avvocati, aprire scatole di aspirina e contare gocce di benzina. Tutto bello, per carità, perfino utile. Peccato che non faccia cassa per abbattere il debito pubblico e non dia numeri forti sulla crescita. Apprezziamo la buona volontà, ma da un governo di professori, sobrio e sempre in cattedra, ci aspettiamo altro. Mi chiedo come mai un gigante economico come l'Italia - terza economia europea - sia un nano aziendale. Diceva Mario Draghi nelle sue ultime considerazioni finali da governatore di Bankitalia, nel maggio 2011: «Le imprese italiane sono in media del 40 per cento più piccole di quelle dell'area dell'euro. Fra le prime 50 imprese europee per fatturato sono comprese 15 tedesche, 11 francesi, solo 4 italiane». Parole chiarissime sulle quali è calato il silenzio di tutti, ministra Fornero compresa. È sicuro il governo degli infallibili professori che l'intoccabile articolo 18 non abbia niente a che fare con l'impresa lillipuziana? È liberale un governo che abbassa la soglia d'uso del contante a mille euro, diffonde l'uso di moneta elettronica (favorendo le banche), ma non si preoccupa di far abbassare il costo dei pagamenti tracciabili? Un esecutivo che attraverso il Tesoro ha quote rilevanti in settori come quello dell'energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, del lavoro e della difesa - solo per citare i più importanti - non può dimenticare che i liberali veri hanno un grande obiettivo: alleggerire il peso dello Stato nell'economia. Da noi accade esattamente il contrario: il socialismo statale non viene toccato, quello municipale si moltiplica. Se Monti pensa di far crescere il Pil aprendo di più la concorrenza per notai, benzinai, ferrovie e farmacie, allora bisogna quotare tutti questi soggetti in Borsa e fare il delisting delle banche, delle assicurazioni e dell'energia. Poi vediamo l'effetto che fa al tavolo del poker.