Meno Stato, più mercato

Destra e sinistra esistono ancora? Credo di sì ed è proprio la materia incandescente di questi giorni - il Fisco, le tasse e l’evasione - ad offrirci lo spunto per riflettere sulla natura che deve avere un centrodestra che ha aperto la fase post-berlusconiana. Quando Silvio Berlusconi scese in campo nel 1994 il suo messaggio fu chiaro: «Noi crediamo nell’individuo, nella famiglia, nell’impresa, nella competizione, nello sviluppo, nell’efficienza, nel mercato libero e nella solidarietà, figlia della giustizia e della libertà». Questo passaggio non è affatto anacronistico, chi s’acciglia e sentenzia che tutto questo fa parte di un’epoca passata in realtà è in malafede. Non è così. Il Cavaliere aveva visto giusto, il suo messaggio politico - frutto del lavoro di un pensatoio e non un’improvvisazione - accendeva i riflettori sul nocciolo del pasticciaccio italiano, metteva a nudo i limiti di un Paese straordinario, vitale, ma continuamente frenato dalla sua particolarissima storia, dal suo frazionismo e neocorporativismo. Berlusconi cercò un mix tra il self made man che lui rappresentava, il carattere anarchico illiberale degli italiani e le sfide che venivano dalla contemporaneità. Il fatto che molti temi siano rimasti irrisolti (quello del Fisco prima di tutti), non significa che si debba gettare la spugna e andare avanti verso un nessun dove. Il centrodestra si differenzia dal centrosinistra perché mette la parola «libertà» davanti a tutte le altre, soprattutto fa venire quella voce nella sua enciclopedia ideale prima dello Stato etico, del controllo assoluto, della lotta di classe (che sta tornando a grandi passi) e della presunzione di superiorità antropologica tipica della sinistra. E proprio per questo il Pdl e i partiti moderati che sono in Parlamento devono ritrovare il filo del discorso politico. La sinistra ha una concezione legalistica e statica della società, non lega il Fisco all’impresa, al dinamismo sociale e alla concorrenza. Per la sinistra di Bersani il problema è la gabella, l’esazione e la riscossione. Il centrodestra invece deve recuperare un’idea della tassazione legata alla rappresentanza (principio cardine della democrazia), del dinamismo dell’impresa e del diritto individuale. Si torna alle origini: più mercato, meno Stato.