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Crisi del debito e banche spaventano

Borse, un trader in piazza Affari a Milano

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I fattori di destabilizzazione dell'Eurozona si vanno moltiplicando con un pericoloso effetto a catena. L'Ungheria, a un passo dal fallimento, ha lanciato un appello al Fondo Monetario internazionale e alla Ue affinchè intervengano velocemente; la Grecia che attende la missione della Troika (i rappresentanti di Fmi, Bce e Ue) per il 14-16 gennaio, è data già fuori dall'Euro anche se da Bruxelles smentiscono in continuazione. Ma Atene ha già detto che se non troverà un accordo con i creditori privati e se la Troika non si convincerà del piano anticrisi per sbloccare l'ennesima tranche di aiuti, sarà il default sicuro. La Spagna potrebbe essere declassata da un momento all'altro. Ieri in un'intervista al Financial Times, il ministro spagnolo dell'economia Luis de Guindos ha detto che le banche spagnole hanno bisogno di 50 miliardi di euro di fondi per mettere a posto i loro bilanci. A conferma dell'emergenza di Madrid c'è lo spread che continua a correre. La Francia traballa. Barcollano i grandi istituti come  Socgen, Bnp Paribas e Credit Agricole, dopo l'accoglienza tiepida dell'asta di titoli di Stato a 10 e 30 anni che si è chiusa con tassi in leggero rialzo (il decennale è salito al 3,29%). Continuano poi a rincorrersi le voci della perdita della tripla A. Tensione in Gran Bretagna dove il credit crunch spinge le banche a dare una stretta ai prestiti a imprese e famiglie. A fare da cornice a questa situazione c'è l'immobilismo della leadership europea franco tedesca con la Germania che non vuole cedere nulla sul fronte di un maggiore intervento della Bce e tantomeno sull'introduzione degli Eurobond e la Francia che preme per attivare il Fondo salva Stati a favore dei Paesi in difficoltà maggiori. Poi c'è il malumore generalizzato sulle banche favorito anche dal tema ricapitalizzazioni Eba: secondo indiscrezioni di stampa, l'European banking authority avrebbe inviato raccomandazioni agli istituti europei esortando a coprire il deficit di capitale fissato nell'ultimo stress test entro il giugno prossimo mentre si avvicina la data ultima di presentazione dei piani di rafforzamento fissata per il 20 gennaio. Le banche sono strangolate dagli aumenti di capitale e pressate dalle richieste di credito che vengono dall'economia reale. Questo mix esplosivo è deflagrato ieri sui mercati provocando ribassi generalizzati. Milano maglia nera (- 3,65% il ftse mib) e Madrid sono sprofondate. L'unica a contenere le perdite al quarto di punto è stata Francoforte. A Piazza Affari calo a due cifre (-17%) per Unicredit. Pesanti tutti i bancari: Banco Popolare (-10,27%), Bpm (-10,74%), Ubi banca (-8,9%), Mps (-8,55%), Intesa Sanpaolo (-7,33%), Mediobanca (-6,29%) e Bper (-5,98%). È tornata la tensione sul debito con gli spread di tutti i Paesi europei che hanno allargato rispetto al bund tedesco. Lo spread con il Btp italiani ha chiuso sopra i 520 punti base (523) con il rendimento della carta decennale italiana al 7,09%.

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