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Immigrati, in arrivo nuova tassa sui permessi di soggiorno

Immigrati in fila davanti alla questura

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In arrivo una nuova tassa per gli immigrati in Italia: sui permessi di soggiorno dovranno pagare un contributo dagli 80 ai 200 euro, in virtù di un decreto firmato il 6 ottobre 2011 dagli allora ministri dell'Interno Roberto Maroni e dell'Economia Giulio Tremonti. Pubblicato il 31 dicembre sulla gazzetta ufficiale, è operativo a partire dal 30 gennaio prossimo. Un contributo che - sottolinea il sito "Stranieri in Italia" - era stato previsto dalla legge sulla sicurezza del 2009, ma era rimasto sulla carta e che riguarderà circa cinque milioni di contribuenti. Nel decreto Maroni-Tremonti, il "Contributo per il rilascio e rinnovo permesso di soggiorno a carico dello straniero di età superiore ad anni diciotto", varia da 80 a 200 euro. In particolare - si legge nel decreto - saranno dovuti 80 euro "per i permessi di soggiorno di durata superiore a tre mesi e inferiore o pari a un anno"; di 100 euro "per i permessi di soggiorno di durata superiore a un anno e inferiore o pari a due anni; e di 200 euro "per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo" e - come specifica il rimando al decreto legislativo del 98, n. 286 - per "i dirigenti o personale altamente specializzato di società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell'Organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di societa' di altro Stato membro dell'Unione europea". L'esborso si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico e ai trenta euro che si prende Poste italiane per il servizio. Alcune categorie sono escluse, non dovranno pagare il contributo "i cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio nazionale di eta' inferiore ai 18 anni" e anche i minori arrivati per ricongiungimento familiare", i "cittadini stranieri che entrano nel territorio nazionale per ricevere cure mediche, nonché loro accompagnatori"; i "cittadini stranieri richiedenti il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno per asilo, per richiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari"; infine i "cittadini stranieri richiedenti l'aggiornamento o la conversione del permesso di soggiorno in corso di validità". Il contributo andrà a finanziare - come stabilisce lo stesso decreto - per una quota pari al cinquanta per cento, al netto del costo del documento elettronico (27,50 euro), il "Fondo rimpatri". Come spiega lo stesso decreto, infatti, "nello stato di previsione della spesa del ministero dell'Interno è istituito, nell'ambito della missione "Ordine pubblico e sicurezza", un Fondo rimpatri finalizzato a finanziare le spese connesse al rimpatrio dei cittadini stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale verso il paese di origine, ovvero di provenienza". L'altra metà del contributo andrà al ministero dell'Interno per spese di ordine pubblico e sicurezza, per finanziare gli sportelli unici e alla missione "Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti" di competenza del Dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione per l'attuazione del Regolamento sull'Accordo di integrazione. Sebbene voluto dai predecessori, in tempi di crisi "sarebbe però quanto meno ingenuo sperare che il governo Monti ci rinunci", osserva "Stranieri in Italia", secondo cui saranno "cinque milioni di immigrati regolari costretti a pagare periodicamente da ottanta a duecento euro per rimanere in Italia", e per i quali "il principio no taxation without representation non vale".

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