Per l'industria alimentare batosta da 4 miliardi
Emergedal bilancio di fine anno di Federalimentare, che stima in oltre 4 miliardi di euro l'impatto del decreto sui consumi di un settore in forte difficoltà. L'industria alimentare chiuderà il 2011 con un calo della produzione del 1,5%, il terzo peggiore dal dopoguerra. Anche il 2012 è definito «preoccupante», in calo dell'1% senza contare «il un grave fenomeno recessivo» che sarebbe causato dall'aumento dell'Iva di due punti, previsto dal prossimo ottobre. Il risultato negativo di fine anno è aggravato da un ottobre peggiore delle aspettative (-5,5%). Risulta determinante, inoltre, il calo dei consumi (-2% nel 2011), solo in parte compensato dall'export a +10%. Vendiamo all'estero 23 miliardi di euro di prodotti, il 18% del fatturato. Guida le esportazioni la Lombardia, (4,5 miliardi di euro), seguita dall'Emilia Romagna e dal Piemonte (3,7 miliardi). In termini di incidenza sul fatturato, le regioni più brillanti all'estero sono il Trentino Alto Adige (37%), la Campania (32%) e il Piemonte (31%). La tendenza positiva dell'export è attesa anche per il 2012, con proiezioni del +8% in valuta, così come la contrazione dei consumi interni. Le vendite nazionali potrebbero perdere il 2% nel 2012 (come nel 2011) dopo i sei punti percentuali bruciati tra il 2007 e il 2010. A questa pesante flessione va sommata la perdita di valore aggiunto, sceso in termini reali di quattro punti negli ultimi anni, a causa delle caratteristiche sempre più low cost della spesa delle famiglie. Il mercato è magro, secondo Federalimentare, in quantità e qualità.