Corsa delle banche ai prestiti Bce
Seduta di consolidamento per le Borse europee dopo il rally della vigilia. Ai mercati non è bastata l' asta di rifinanziamento a 3 anni della Bce decisa per iniettare liquidità nel sistema e scongiurare un credit crunch. All'operazione hanno partecipato 523 banche con una richiesta boom per 489 miliardi di euro. L'istituto di Francoforte ha anche assegnato altri 30 miliardi nell'asta a tre mesi e 33 miliardi di dollari nell'operazione a 14 giorni. In una giornata dai toni negativi, con le banche in generale deboli (sottoindice dj stoxx -0,7%), sì è mosso poi freneticamente lo spread tra Btp e Bund. Il differenziale ha chiuso a 485,4 punti base, segnando un deciso rialzo rispetto ai 465 punti della vigilia. Nel corso della giornata la forbice tra i due titoli si era allargata fino a 495, sfiorando la soglia psicologica dei 500 punti. Il rendimento del decennale è salito al 6,79% dal 6,61% di ieri. Milano ha finito col cedere quasi un punto percentuale. Sulla stessa linea Madrid e Francoforte. E ai listini non ha poi giovato l'indicazione di un esperto dell'Istituto tedesco per la ricerca economica Diw, che ha sottolineato come la produzione di beni e servizi in Germania nei prossimi mesi potrebbe arretrare fino ad assumere un valore negativo, non escludendo anche la recessione. Un vero colpo non solo per la locomotiva, ma per tutta l'Europa. Un rapporto dell'Associazione benessere paritario ha poi messo in luce anche che, nonostante la solida congiuntura economica degli ultimi anni, in Germania non è diminuita la percentuale di persone povere o a rischio povertà. Gli indigenti nel Paese sono circa 12 milioni, il 14,5% della popolazione. A livello continentale l'Eurostat ha poi evidenziato un calo a dicembre della fiducia dei consumatori: nella Ue è sceso da -20,7 di novembre a -21,9 e nella zona Euro da -20,4 a -21,2. E buone indicazioni macro non sono arrivare da Oltreoceano. Le richieste settimanali di mutui negli Usa hanno registrato una flessione del 2,6% a fronte di un dato precedente in aumento del 4,1%. Negli Stati Uniti, inoltre, la crisi immobiliare è stata peggiore di quanto previsto. La National Association of Realtors ha rivisto al ribasso del 14% i dati sulle vendite di case esistenti dal 2007 in poi. Le vendite 2010 sono risultate il 15% in meno delle stime e quelle del 2009 del 16%. Revisioni al ribasso a due cifre anche per il 2008 e il 2007, rispettivamente il 16% e l'11%.