Visco: è necessario tornare a crescere
«Gli interventi adottati dall'estate miglioravano i conti pubblici ma non erano sufficienti: per un riequilibrio strutturale e duraturo è necessario che il Paese torni a crescere». Lo afferma il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, del congresso dell'Aimmf, Associazione italiana dei magistrati per i monirenni e per la famiglia, a Catania. La poca crescita, nell'analisi del numero uno di Via Nazionale, non consente più di sostenere l'onere di un elevato debito pubblico. «La crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 ha aggravato le difficoltà che l'economia italiana già manifestava dal decennio precedente. Tra il 1995 e il 2007 il prodotto per abitante del Paese è in media cresciuto di poco più dell'1 per cento all'anno, rispetto a quasi il 2 per cento nell'area dell'euro. La recessione che ha colpito quasi tutti i paesi avanzati nel 2008-09 è stata da noi più profonda che altrove», ricorda Visco. «Anche con poca o nessuna crescita, i bassi tassi di interesse resi possibili dall'adozione della moneta unica e gli interventi volti a riequilibrare le finanze pubbliche consentivano di sostenere l'onere del servizio di un elevato stock di debito pubblic », osserva.Negli ultimi mesi, «l'acuita tensione sui mercati finanziari ha però reso precario questo equilibrio, alimentando i dubbi degli operatori sulla sostenibilità del debito sovrano italiano». «Il difetto di crescita italiano è in buona parte riconducibile al ritardo e alle incertezze con cui il sistema produttivo ha risposto negli ultimi vent'anni alle sfide dell'innovazione tecnologica, dell'affermarsi sulla scena mondiale di nuove economie, del deciso aumento dell'integrazione europea -aggiunge il Governatore di Bankitalia-. L'ingresso nell'unione monetaria ha fatto venir meno gli effimeri guadagni derivanti dalla svalutazione nominale del cambio, ci ha imposto un maggior rigore fiscale per rispettare i patti europei». «Innalzare il potenziale di crescita richiede interventi ad ampio spettro; tra questi, una riforma degli istituti di governo dell'economia per stimolare l'attività d'impresa e l'inserimento durevole nel mondo del lavoro, soprattutto delle donne e dei giovani», spiega il Governatore. Le principali aree di intervento, dice, «sono note da tempo: più concorrenza, in particolare nei settori dei servizi protetti; un più ampio accesso al capitale di rischio, soprattutto per le imprese innovative; una regolamentazione del mercato del lavoro e un sistema di protezione sociale che, agendo congiuntamente, favoriscano la riallocazione delle risorse umane verso gli impieghi più produttivi; una giustizia civile più efficiente. Vi è però un ulteriore punto, almeno importante quanto i precedenti: l'aumento della dotazione di capitale umano del nostro paese».