Le dieci mosse di Monti per salvare l'Italia
Due le certezze: i correttivi all'attuale sistema previdenziale saranno tra le priorità del programma di governo e il sistema contributivo sarà esteso a tutti. Il che significa che anche parlamentari e alte cariche dello Stato dovranno adeguarsi al meccanismo per cui la pensione sarà calcolata in base ai contributi versati e quindi agli anni di lavoro. Nonostante i mugugni di rito i sindacati hanno già fatto intendere al premier e al ministro del Welfare, Elsa Fornero, che se il governo agirà con un decreto legge loro non faranno altro che prenderne atto. Insomma quasi quasi si augurano che Monti proceda con un provvedimento d'urgenza e blindato all'insegna dell'emergenza piuttosto che aprire un tavolo di concertazione che finirebbe per far emergere posizioni contrastanti e metterebbe il sindacato nella difficile posizione di render conto ai lavoratori. Ieri Monti è stato per tutta la giornata a Palazzo Chigi per focalizzare i punti da sottoporre al primo Consiglio dei ministri di domani. Difficilmente ci saranno le pensioni ma questo non vuol dire che il tema sarà rinviato di molto. Contatti con l'Inps sono in corso. Inoltre è stata completata dal Nucleo per la spesa previdenziale, la banca dati delle pensioni che contiene 40 milioni di codici, ovvero di posizioni previdenziali ed è frutto dell'incrocio di dati di 24 enti previdenziali. Questa banca dati servirà come supporto al ministero del Welfare per avere uno scenario completo della situazione pensionistica del Paese. Le linee guida della riforma Monti le ha già indicate nel discorso programmatico quando ha detto che «ci sono delle aree di privilegio» e che «il sistema che ha una stabilità assicurata a regime, nel lungo periodo, ma nella cosiddetta transizione presenta diverse anomalie». Questo lascia intendere che si punterà all'armonizzazione di tutte le aliquote contributive con un riallineamento al 30-31% per i neoassunti e per le donne e a regime per tutti al 28-29%. Fondamentale sarà l'estensione del contributivo a tutti dal 2012. Monti ha insistito sull'equità sociale e quindi c'è da aspettarsi che il governo faccia pressing sul Parlamento affinchè adotti il contributivo anche per i trattamenti di deputati e senatori. Il nodo da sciogliere è se il contributivo sarà retroattivo (pro rata puro) o se sarà utilizzato come una forma di disincentivo per chi vuole uscire prima del compimento dei 65 anni. Altro punto delicato è quello del superamento delle anzianità che rappresentano un'«anomalia» italiana rispetto ai sistemi dei partner europei. Il meccanismo è semplice: uscite flessibili da un minimo di 62-63 anni a un massimo di 67-70 anni. Verrebbero incentivate le uscite a più di 66 anni e disincentivate quelle ad età inferiore a 65. La penalizzazione per chi vuole andare via prima dal lavoro potrebbe essere l'applicazione del contributivo o una riduzione della pensione come proposta dall'ex ministro Damiano, cioè il 3% in meno con 64 anni, il 6% con 63 e il 9% con 62 anni. Il riallineamento delle aliquote servirebbe a favorire le assunzioni dei giovani e delle donne per i quali sarebbero più basse. Sull'aperura del mercato del lavoro ai giovani e alle donne Monti ha molto insistito nel suo discorso programmatico e queste misure vanno proprio in tale direzione.