Quasi 3 milioni non cercano lavoro ma lo vogliono

Losottolinea l'Istat: il dato è «triplo» rispetto a quello medio Ue e si aggiunge ai 2,1 milioni di disoccupati (coloro che non hanno una occupazione ma la cercano attivamente). Pesa l'effetto scoraggiamento. Nel complesso, il 42% (circa 1,2 milioni) degli individui classificati tra gli inattivi che non cercano lavoro ma sono disponibili è convinto di non potere trovare un impiego perchè troppo giovane o troppo vecchio, di non avere le professionalità richieste o perchè ritiene non esistano occasioni di impiego nel mercato del lavoro locale. Si tratta del fenomeno noto come scoraggiamento, che interessa in misura consistente sia uomini che donne, spiega l'Istat in un report concordato con Eurostat. «Il fenomeno, fortemente caratterizzato dallo scoraggiamento, risulta tre volte più elevato della media europea (3,5%)» spiega l'Istat. I dati sono cavalcati dal centrosinistra in chiave anti governo. Dice Cesare Damiano, capogruppo del Pd in commissione Lavoro della Camera: «I dati Istat ci confermano l'esistenza di una situazione drammatica per quanto riguarda l'occupazione. Tra disoccupati e persone che non cercano il lavoro perchè scoraggiate, arriviamo a quasi 5 milioni di cittadini. Per quanto riguarda gli scoraggiati, l'Istituto di statistica ci dice che il loro numero è triplo rispetto a quello della media europea e che riguarda uomini e donne e, in particolare, chi è molto giovane o chi ha superato la soglia dei 50 anni, persone che si ritengono fragili e inadatte per entrare nel mercato del lavoro». «È evidente che su queste gravi contraddizioni sociali occorre intervenire con una politica che, accanto al risanamento dei conti - aggiunge -, si preoccupi di incentivare la crescita del paese e di perseguire l'obiettivo dell'equità sociale, perchè i sacrifici si possono comprendere solo se sono equamente ripartiti». Incalza la Cgil. «È la conferma dei danni prodotti dal governo Berlusconi al sistema economico e industriale del nostro paese» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Danni determinati, rileva il sindacalista, «attraverso l'adozione di misure che colpivano e tutt'ora colpiscono solo i lavoratori dipendenti e i pensionati, senza una scelta strategica di crescita e di sostegno al lavoro e alle imprese». Scudiere sottolinea inoltre come i dati «se sommati a quelli ancor più allarmanti della cassa integrazione, dimostrano che senza politiche adeguate il prossimo anno sarà anche peggio di questo con il rischio che nella stagnazione la disoccupazione sia il dato prevalente». Il prossimo governo quindi, prosegue il dirigente sindacale, «oltre a rispondere ai temi che l'Unione europea ha posto al nostro paese, è giusto che affronti il tema della crescita, mettendo al centro il reperimento di risorse attraverso l'adozione di una imposta patrimoniale, e dell'occupazione a partire da quella giovanile che va assunta come priorità», conclude Scudiere.