Borse europee in rosso Lo spread vola a quota 500
Le Borse europee aprono negative. A Londra l'Ftse 100 cede, dopo i primi scambi, lo 0,7%, a Parigi il Cac 40 lo 0,9%, a Francoforte il Dax 30 l'1,1%. Anche Milano arretra con l'Ftse Mib che apre a -1,18%. Tokyo ha chiuso a 0,71%. Frenano le principali Borse europee nella prima parte della seduta, con Parigi in calo dell'1,5%, Londra dello 0,44% e Milano (-2,2%) in coda alla lista insieme ad Atene (-2%). Soffrono soprattutto le banche, con Unicredit, congelata al ribasso in Piazza Affari per eccesso di volatilità dopo i conti e l'aumento di capitale, Bnp (-4,12%), Kbc (-4,25%), Intesa -3,66%), Societè Generale (-4%), Credit Suisse (-3,68%), Credit Agricole (-3,55%) e National Bank of Greece (-4,74%). Lo spread vola Il premio di rendimento pagato dai Btp decennali sul bund tedesco ha sfiorato i 510 punti sugli schermi Bloomberg. Secondo la Reuters, che monitora la piattaforma Tradeweb, lo spread è salito a 515. Sotto forte pressione anche i titoli di stato francesi con un differenziale sui bund ancora a livelli record: 175 punti dopo aver toccato, stamane, un picco di 176. Elevatissimo poi anche lo spread dei titoli decennali spagnoli che stamane sono saliti a 451 punti, anch'esso un record. Comparando poi i rialzi dei differenziali il maggior incremento rispetto al differenziale d'inizio giornata, secondo i dati Bloomberg, è stato registrato dai titoli francesi (+6,91%), seguito da Italia (+4,59%) e Spagna (+4,48%). Alta tensione sui mercati europei con le pressioni che continuano ad accumularsi sui titoli di Stato dell'Italia, spedendone nuovamente i rendimenti a livelli da allarme rosso, che ora si accompagnano da quello che può apparire come un temuto effetto contagio anche sulle emissioni di Spagna e Francia (partendo da livelli di rendimento ben più contenuti nel caso francese). Negli scambi mattutini i tassi retributivi dei Btp a 10 anni di scadenza sono arrivati a toccare il 6,93 per cento, a un soffio da quel 7 per cento guardato con massima allerta in quanto fu una volta superato questo livello che Grecia, Irlanda e Portogallo tirarono avanti per un po' e poi si rassegnarono a chiedere aiuti. Lo spread è risalito oltre la soglia allarmistica dei 500 punti base o 5 punti percentuali, con un picco a 518 punti. Sembra così svanire l'iniziale effetto positivo che ieri mattina sui mercati aveva accolto con calmieramenti la designazione di Mario Monti a nuovo premier, salvo invertirsi già nel pomeriggio. E a Milano i ribassi partiti già ieri a metà seduta oggi proseguono e anzi si aggravano, toccando i 3 punti percentuali in mattinata per poi moderarsi ad un meno 1,73 per cento del Ftse-Mib a tarda mattina. Intanto Londra si attesta al meno 0,77 per cento, Parigi al meno 1,33 per cento, Francoforte al meno 1,61 per cento. L'euro si indebolisce finendo sotto 1,36 dollari, a 1,3565 a metà mattina. Il tutto in una seduta in cui i dati sul Pil sembrano offrire una cupa prospettiva dei rischi che sta correndo l'area valutaria: Francia e Germania sono infatti riuscite a mettere a segno rimbalzi, rispettivamente dello 0,4 per cento e dello 0,5 per cento dai tre mesi precedenti, lasciandosi alle spalle la maggior parte degli altri Stati, in particolare quelli della periferia che restano sotto tensione. Rischio frattura nell'area euro I dati sembrano dipingere lo scenario allarmistico di una frattura dell'area euro, che peraltro ha trovato allarmanti indicazioni anche in una presa di posizione appena assunta dal Cdu, il partito della cancelliera della Germania Angela Merkel. Ieri i delegati del Cdu hanno infatti approvato una mozione che apre alla possibilità di creare meccanismi di fuoriuscite volontarie dei paesi dall'area euro. Ipotesi che secondo indiscrezioni di stampa verrebbe presa in considerazione anche dal governo dell'Olanda. Parallelamente negli ultimi giorni diversi esponenti del direttorio della Banca centrale europea, tra cui il capo della Bundesbank tedesca, Jens Weidmann, hanno respinto le pressioni affinché l'istituzione si metta di fatto a monetizzare i debiti pubblici, aumentando i suoi acquisti di titoli di Stato dell'area euro sotto tensione. Più esplicitamente lo stesso Weidmann ha opposto un no secco all'ipotesi che la Bce si metta a fare da "prestatore di ultima istanza", ribadendo la contro tesi secondo cui i problemi sui debiti pubblici vanno risolti dai governi operando risanamenti dei conti pubblici senza compromessi. Allarme anche in Spagna e Francia Le tensioni sull'obbligazionario governativo non si sono limitate all'Italia. I rendimenti dei Bonos decennali spagnoli sono arrivati a toccare il 6,29 per cento, secondo Bloomberg, mentre il loro spread sui Bund ha toccato un record a 452 punti base. Iniziando da valori ben più contenuti dinamiche analoghe hanno coinvolto anche le emissioni della Francia: sugli Oat a dieci anni i rendimenti hanno segnato un massimi dal lancio dell'euro al 3,60 per cento, mentre il loro spread sui Bund ha a sua volta toccato un record a 183 punti base. Il tutto anche perché ancora una volta i Bund tedeschi in queste fasi di tensione vengono premiati da acquisti, essendo utilizzati da diversi investitori come porto sicuro per ripararsi dalla volatilità. Su questo tipo di emissioni i rendimenti sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo: se questo cala a causa di vendite i tassi retributivi ne risultano aumentati, e viceversa. Così, mentre i rendimenti dei bond di Italia, Spagna e Francia salgono, quelli dei bund calano, fino all'1,74 per cento oggi, contribuendo ad ampliare gli spread.