Effetto Monti su spread e Borse
Gli speculatori si sono accontentati. Per ora. Il senatore a vita, Mario Monti, non è stato ancora nemmeno formalmente investito della missione di formare un esecutivo tecnico, che lo spread e le Borse hanno tirato un sospiro di sollievo. Il primo è andato giù, non a picco come il sentimento comune sperava, e le Borse hanno ritrovato la fiducia dopo una settimana di cali vertiginosi. L'effetto Monti, dopo il passo indietro di Berlusconi, si è fatto sentire a Piazza Affari con una chiusura vicino ai 4 punti percentuali. Un risultato che ne ha fatto la migliore in Europa. Non solo. Anche la forchetta tra i Btp (Buoni del tesoro poliennali) e i Bund tedeschi si è ridotta fin sotto i 460 punti base con il tasso decennale riconosciuto agli azionisti al 6,46%. Il differenziale ha toccato così i livelli di venerdì scorso, dopo il mercoledì da incubo in cui la soglia si è avvicinata pericolosamente a 570 punti con i rendimenti schizzati al 7,2%. Anche se è da notare che, nel corso della mattinata di ieri, la discesa è stata intervallata da piccoli momenti di ripresa dell'allargamento. Comunque alla fine il calo è stato importante. In una manciata di giorni la riduzione della forbice fa potenzialmente risparmiare all'Italia 3,2 miliardi in interessi già nel primo anno: 100 punti di rendimenti, aveva calcolato la Banca d'Italia alcuni giorni fa, valgono infatti 0,2 punti di Pil nel primo anno. Inoltre, nelle grandi manovre, per riportare i listini in acque meno agitate, c'è anche il nuovo intervento della Consob che ha deciso di prorogare fino al 15 gennaio 2012 il divieto di vendite allo scoperto, adottato per la prima volta il 12 agosto scorso. A questo si aggiunge la decisione della Commissione di Via Martini di vietare, dal primo dicembre, le vendite allo scoperto «nude», cioè quelle non assistite dalla disponibilità dei titoli al momento dell'ordine. I mercati e il Tesoro guardano ora all'asta di lunedì che metterà sul mercato Btp quinquennali (decorrenza 15 settembre 2011 con scadenza 15 settembre 2016) per un importo compreso fra 1,5 e 3 miliardi di euro. A gioire sono stati anche ai listini azionari. Nel giorno in cui il Senato ha anche approvato la legge di stabilità, atto necessario per adempiere alle richieste dell'Unione Europea e della Bce, a brillare a Milano sono soprattutto i bancari con il rialzo a doppia cifra (+11%) di Banca Popolare di Milano. L'istituto è stato però dopato nell'ultimo giorno di negoziazione dei diritti legati all'aumento di capitale da 800 milioni di euro. Gli acquisti hanno anche premiato Telecom Italia (+5,3%) in scia ai conti del terzo trimestre che hanno battuto le attese degli analisti nonostante le svalutazioni effettuate dal gruppo guidato da Franco Bernabè abbiano portato ancora in rosso i conti dela società telefonica. La corsa di Piazza Affari ha contagiato il resto delle Borse europee. La sensazione è che si sia imboccata la starda giusta per fare uscire l'Italia dall'impasse e che un nuovo governo, guidato da Monti, possa allontanare il Paese dalla crisi. L'indice paneuropeo Stxe 600 ha chiuso così sopra i due punti percentuali e i rialzi del resto dei listini continentali sono stati compresi tra l'1,85% di Londra e il 2,7-3% di Parigi, Francoforte e Madrid. A iniettare ottimismo potrebbero essere anche i rumors che si sono diffusi ieri in serata su un possibile intervento del fondo Salva Stati per fissare la soglia di massimo rendimento per ogni paese europeo e un nuovo minimo, più alto di quello attuale, per i Bund tedeschi. L'idea sarebbe poi di difendere questi livelli rigorosamente considerandoli uno zoccolo duro con lo scopo di ridurre gli spread tre le diverse aree dell'Unione Europea. Un'intervento che farebbe convergere per questi obiettivi tutte le risorse che il Fondo Efsf ha a disposizione. E che con la leva arrivano a mille miliardi di euro.