Apple, Google e la lezione Usa
ll nuovo ordine mondiale sarà fondato non sulla politica e neppure sull'economia, ma solo sul profitto. Può sembrare la predica di un economista che delira in mezzo all'apocalisse finanziaria. Ma non lo è. Almeno guardando i numeri di chi in mezzo alla crisi riesce non solo a sopravvivere ma addirittura a vincere. Come Google, che in dodici mesi ha superato i 10 miliardi di dollari di profitti con 42 miliardi di liquidità in cassa. Il fatturato fuori dagli Usa è balzato del 55% e la capitalizzazione ha raggiunto i 190 miliardi di dollari. Se la sommiamo a quella di Apple (circa 380 miliardi) si arriva a 570 miliardi di dollari. Certo, una nuova bolla tecnologica di quelle che un tempo venivano chiamate Dot Com si sta gonfiando (come confermano il valori stellari di Facebook, Groupon e della Mela di Apple) ed è ancor insidiosa rispetto a quella di dodici anni fa. Ma non è solo la speculazione a fare la differenza fra vecchio e nuovo mondo. Per comprendere meglio le dimensioni facciamo un confronto con Eni, il titolo con maggior peso sul paniere di Borsa Italiana che capitalizza poco più di 60 miliardi di euro, o con Fiat che ne vale 5,2 e Fiat Industrial 6,5. O con i valori delle due principali banche italiane: Intesa Sanpaolo capitalizza quasi 21 miliardi mentre Unicredit poco più di 19. Noccioline. Dall'altra parte ci sono multinazionali con utili e fatturati tornati ai livelli pre-Grande Crisi (e li stanno già superando) grazie soprattutto alla delocalizzazione. Proprio mentre la pressione fiscale federale è ai minimi degli ultimi 60 anni (circa il 15% del Pil) e alcuni singoli Stati americani stanno soffocando in mezzo ai debiti e licenziano personale pubblico per raggiungere il pareggio di bilancio. Tanto che qualcuno vede appunto le multinazionali Usa come i nuovi stati rampanti sulle macerie dei vecchi Stati Nazionali che foraggiano, e dunque controllano, gran parte della classe politica. Se il mostro della crisi continua a mordere, Obama può sempre contare su alcuni scudi che ancora «tengono»: la Fed con la sua «stampante» illimitata di dollari, una valuta indipendente e svalutabile a piacere, il predominio sui mercati finanziari globali (ancora ben oliato) e infine lo scudo delle potentissime corporation: da Coca Cola a Ibm, da Google a Intel passando per la Boeing. Non è un caso se il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, sta provando a seguire la strada aperta dalle big corporation a stelle e strisce. Ma l'Italia non è l'America.