Conti all'estero senza reato? Si può
«È alto tradimento portare denari all'estero!», ha sentenziato mercoledì nel salotto di Vespa a Porta a Porta, il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari. «È un reato!», gli ha fatto eco Matteo Colaninno del Pd. Parole che hanno fatto saltare sulla poltrona Oscar Giannino: «La libertà dei capitali esiste e non la possiamo abolire unilateralmente. Basta portarli all'estero in maniera legale, ed è così che i flussi di capitale rispondono a quei paesi che diventano irresponsabili». Amen. Perché se è comprensibile la paura del rappresentante dei banchieri italiani di una fuga in massa dai conti correnti di fronte alla minaccia di un prelievo forzoso in stile Amato come antidoto al default, la sentenza dell'avvocato Mussari a favore dell'autarchia monetaria è del tutto discutibile. Come ricorda giustamente un corsivo del quotidiano on line L'Inkiesta, «per ora c'è l'Euro. E ci sono anche i trattati europei sulla libera circolazione delle persone, delle merci, dei capitali. E l'Euro era nato anche per questo. A meno che tra i tanti che non sono stati mai convinti dalla moneta unica - come ebbe a dire Berlusconi pochi giorni fa - non ci sia anche il capo dei banchieri italiani. Se così fosse, per favore, ditecelo: non aspetteremmo un secondo di più a portare i nostri soldi altrove. Sicuramente all'estero». Secondo gli ultimi dati di Banca d'Italia, a giugno i conti correnti degli italiani è come se fossero stati prosciugati, registrando un meno 23,4 miliardi di euro di depositi. E il deflusso continua, assicurano gli esperti di via Nazionale. Fra coloro che non hanno usato la liquidità per salvare l'azienda o arrivare a fine mese, c'è anche qualcuno che ha provato a delocalizzare una parte dei propri risparmi oltreconfine. Aprire un conto in Svizzera, ad esempio, è semplicissimo. Si può farlo via Internet presso una delle numerose private bank locali che chiedono di compilare un questionario con i dati anagrafici, inviare una copia autenticata di un documento di identità e una prova di residenza datata meno di 3 mesi (copia di una bolletta o di un estratto conto bancario). Certo, ci sono da pagare le spese amministrative, la consultazione on line, più altri euro per l'incasso di un assegno. Se si vuole risparmiare, bisogna fare una gita in Svizzera, presentandosi in filiale con una carta d'identità o un passaporto e il codice fiscale. Ci si possono portare fino a 9.900 euro, cifra ammessa alla frontiera. Oppure aspettare due giorni e una volta ritirato il nuovo Iban, effettuare un bonifico on line. Tutto legale, basta aver dichiarato in origine la provenienza dei fondi depositati. Per spostare il conto corrente all'estero senza evadere il fisco c'è anche chi ha organizzato un tour fra le banche austriache e slovene con tanto di carovana: come il movimento indipendentista Veneto Stato che ha fatto tappa a Capodistria per scoprire che un conto corrente si apre in cinque minuti. Non prevede imposte di bollo né aliquote fiscali sugli interessi. Inoltre le banche slovene consentono di prelevare col bancomat in Italia con una commissione di soli 50 centesimi. Contro i due euro e mezzo di alcuni sportelli italici. Dopo che è stato cancellato il segreto bancario, l'Austria è invece diventata meno conveniente per l'imposizione del 35% di imposta sui guadagni. Gli italiani cominciano dunque a capire che la libera circolazione dei capitali può offrire una serie di vantaggi, compresa la fuga da probabili patrimoniali. Serve solo pazienza e impegno. Oltre ai risparmi, c'è chi globalizza la casa. Il bene rifugio per eccellenza, spesso quando l'acquisto avviene in un Paese emergente. Il 21 ottobre con un volo Easyjet da Malpensa, è partita alla volta di Berlino la «delegazione» capitanata da due blogger economici (Paolo Barrai di «Mercato Libero» e Stefano Bassi del «Grande Bluff»). Con il progetto, battezzato Operazione Valchiria, è stato creato un gruppo di acquisto in cerca di occasioni immobiliari nella capitale tedesca. Sono partiti in 52 aspiranti «delocalizzatori» e in tre giorni hanno incontrato tre agenzie immobiliari, l'obiettivo era acquistare un palazzo intero sfruttando uno sconto «comitiva» tra il 20 e il 40% sul prezzo al metro quadro. Semplice investimento, 100mila euro in media con una rendita target tra il 5 e il 6 per cento. Meglio che un bund tedesco che oggi rende poco o niente. In Germania le case costano mediamente un terzo rispetto al mercato italiano. Inoltre chi compra può scegliere di fare un investimento a lungo termine e ricevere l'affitto con una rivalutazione media di poco superiore al 5 per cento. Oppure pagare gli inquilini perché trovino altre abitazioni e rivendere singolarmente gli appartamenti con una plusvalenza fino al 45 per cento. Anche in questo caso, nessun reato. Del resto in caso di default non si salverebbe niente. Nemmeno la faccia del presidente dell'Abi.