Scambi Italia-India a 15 miliardi nel 2015
Insommasiamo meglio di quello che le agenzie di rating e certa stampa ci vogliono dipingere all'estero». Davanti al ghota dell'industria indiana e alle autorità governative, nel primo giorno della missione in India, il ministro dello Sviluppo economico lancia un messaggio di orgoglio nazionale. E lo fa in un Paese che è il secondo al mondo per crescita economica e al quale l'Europa sta guardando con interesse per le opportunità di business che offre. E l'Italia non fa eccezione e punta ad incrementare la sua presenza che conta già oltre 400 imprese. E in questa operazione di penetrazione soprattutto nei settori strategici delle infrastrutture, dell'energia, della difesa e dell'automotive, il sistema delle imprese italiane non è stato penalizzato né dal downgrade delle agenzie di rating, né dagli attacchi che sono venuti da Bruxelles. «Non è stato difficile spiegare alle istituzioni indiane e alla Ficci, la Confindustria indiana, che l'Italia è un partner con fondamentali solidi» ha precisato il ministro Romani che ha ricordato la lettera di Berlusconi a Bruxelles nella quale si riassumevano i provvedimenti presi. E su questi concetti ha insistito anche il vicepresidente dell'Abi, Guido Rosa che si è lanciato in una difesa serrata del sistema bancario italiano. «Bisogna fare uno sforzo per spiegare a livello internazionale che i fondamentali del Paese non sono stati intaccati dalla crisi globale e che le nostre banche stanno meglio di altre». Quanto alla bacchettata delle agenzie di rating, Rosa dal palco lascia cadere: «Io un'idea ce l'ho, guarda caso hanno una caratterizzazione anglosassone...». Poi sottolinea che fermo restando il nodo del debito pubblico, se si somma questo a quello privato «l'Italia sta meglio dei partner europei». E se è vero che il downgrading ha «trascinato il costo del finanziamento del sistema bancario è anche vero che le banche italiane non hanno avuto bisogno degli aiuti governativi come in altri Paesi». Una difesa che non era affatto richiesta in questa circostanza ma che ha il tono di una sorta di scatto di orgoglio nazionale dopo gli attacchi di Francia e Germania. E la missione in India era l'occasione giusta giacché qui Confindustria ha portato un centinaio di aziende che si apprestano a spartirsi la ricca torta delle commesse pubbliche e a trovare opportunità per fare joint venture. Il governo di Delhi ha avviato un ambizioso piano di incremento delle infrastrutture. Nel 2010 l'interscambio commerciale ha registrato un valore di 7,2 miliardi con un incremento del 28% rispetto al 2009. Romani ha ricordato che l'Italia è al 17° posto tra gli investitori in India e settima tra i Paesi europei. Nel 2010 il flusso di investimenti netti italiani in India è stato di 183,3 milioni di dollari. «L'obiettivo concordato con il ministro Sharma, ha detto Romani è di raggiungere i 15 miliardi di import-export entro il 2015». Non mancano le difficoltà. Il vicepresidente di Confindustria per l'internazionalizzazione Paolo Zegna ha spiegato che le barriere tariffarie sono un ostacolo alla penetrazione dei prodotti italiani e che l'alta burocrazia non agevola le partnership. Ma nonostante questi handicap l'India offre grandi opportunità. A cominciare dal fatto che è il secondo mercato mondiale dopo quello cinese nell'automative che è il volano dello sviluppo dell'industria manifatturiera indiana. Romani ha spiegato che nei prossimi anni il governo di Delhi prevede investimenti pari a 650 miliardi per le infrastrutture. Romani ha anche ribadito che «è stato un errore abolire l'Ice ma è comunque pronto un nuovo progetto che dovrebbe diventare esecutivo tra un paio di settimane. L'accordo con il ministro degli Esteri Franco Frattini c'è già".