Sarkozy-Merkel, vertice d'emergenza sulla Grecia
Riunione di emergenza domani tra rappresentanti della Grecia, dell'Unione europea, del Fondo monetario internazionale e di Francia e Germania. Lo hanno riferito fonti del governo tedesco, mentre a seguito di una consultazione telefonica oggi tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel i due maggiori paesi dell'area euro hanno affermato di essere "determinati" a fare attuare alla Grecia gli impegni presi sul risanamento. L'obiettivo è ritrovare la crescita. Francia e Germania sono convinte che l'accordo del 26 ottobre "permetterà alla Grecia di ritrovare una crescita durevole" e "auspicano che, in consultazione con i partner europei e il Fmi, possa essere rapidamente definita una roadmap per assicurarne l'applicazione", riferisce l'Eliseo, in una nota emessa dopo il colloquio telefonico tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Francia e Germania "sono determinate ad assicurare, insieme ai partner europei, la piena messa in atto, nel minor tempo possibile, delle decisioni adottate dal vertice che sono oggi più che mai necessarie", si legge nella nota. Il referendum greco scombina il G20. In piena crisi dei debiti dell'Eurozona si apre giovedì a Cannes il tradizionale summit d'autunno dei Capi di Stato e di governo dei venti paesi più ricchi del mondo. L'agenda dei lavori è stata sconvolta dall'improvvisa decisione della Grecia di sottoporre a referendum popolare le misure di austerità appena negoziate con l'Ue, mossa che ha innescato un'ondata di crolli dei mercati all'antivigilia di un vertice carico di grandi attese. Tanto che domani il caso Grecia sarà oggetto di un pre-vertice tra Francia, Germania, Ue, Fmi e lo stesso premier greco George Papandreou. E così l'attenzione dei Grandi della terra resta ancora una volta focalizzata sull'Europa, che si presenterà ai suoi partner dopo aver appena concordato nuovi provvedimenti contro la crisi debitoria. Crisi, in campo Fmi e i Venti Grandi. A pochi giorni dalle decisioni dei leader europei le difficoltà vengono allo scoperto: l'Europa da sola non può farcela a risolvere la crisi dei debiti. Per questo si è appellata ai Venti Grandi chiedendo che tutti facciano la loro parte. Mentre i contributi di alcuni paesi, tra cui gli Usa, sono tutti da verificare, è sceso subito in campo l'Fmi annunciando un rafforzamento delle misure per dare liquidità ai paesi sotto attacco. La Russia non esclude un soccorso ma meno chiare sembrano essere le intenzioni della Cina. Sullo sfondo la paura per il caso Italia e i problemi della Spagna, due paesi - oltre alla conclamata crisi della Grecia - definiti da tutti sotto "osservazione speciale" dopo le insistenti voci di piani d'emergenza per salvarli. La preoccupazione per Roma, infatti, cresce di ora in ora mentre torna a infiammarsi il differenziale fra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Un'emergenza che induce il premier Silvio Berlusconi a voler lanciare nuovi segnali rassicuranti presentandosi al vertice politico sulla Costa Azzurra con in tasca il via libera dei primi provvedimenti contenuti nella lettera d'intenti a Bruxelles. Al vertice dei Capi di Stato e di governo, infatti, i leader europei cercheranno di convincere i paesi emergenti a partecipare al salvataggio della zona euro. Ma perché questo avvenga è necessario che le economie più a rischio, fra cui l'Italia, dimostrino di essere in grado di mantenere gli impegni. Un forte appello è arrivato anche dall'Ocse per adottare decisioni coraggiose, ristabilire la fiducia e rilanciare la crescita dopo aver tagliato drasticamente le stime di crescita per l'Eurozona. In un drammatico accumularsi di incognite, tra crisi del debito sovrano in Europa e politica fiscale negli Usa, la crescita si preannuncia mediocre per i paesi avanzati e sotto il trend, anche se sostenuta, per il Paesi emergenti. Il risultato è di un incremento del Pil per l'intero G20 che non arriva al 4% né quest'anno (3,9%), né tantomeno il prossimo (3,8%), se non saranno prese adeguate iniziative. I temi sul tavolo del G20. Altri capitoli in agenda dei numero uno dei paesi più ricchi del pianeta, sono regole più forti per la finanza globale, su cui anche il Vaticano ha presentato la sua proposta per la costituzione di un'Autorità pubblica mondiale oltre al G20, e il nodo delle banche. Sul tema delle regole, in particolare la Germania punta a ottenere una più stretta regolamentazione del mercato finanziario internazionale, spingendo soprattutto sull'introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie a livello internazionale, cui rimangono contrari non solo Usa e Gran Bretagna, ma anche Cina e India. Sulla 'Tobin tax' il presidente francese Nicolas Sarkozy si appresta a fare la sua proposta a Cannes. Berlino, inoltre, intende spingere per una stretta al sistema della banche ombra, il cui volume d'affari stimato è cresciuto dal 2002 al 2010 da 25 a 60 milioni di dollari. Sul tema delle banche, invece, Mario Draghi, in qualità di presidente dell'Fsb, presenterà al G20 una lista di mega banche - si stima meno di 50 - da sottoporre a coefficienti patrimoniali prudenziali più stringenti. Sarà l'ultimo atto del neo presidente della Bce Draghi come capo del Financial stability board. Lo stesso G20 dovrebbe nominare il suo successore e ad oggi tra i più accreditati vi è il governatore della Banca centrale del Canada, Mark Carney. Ma sul tavolo dei big del G20 che si riuniranno il 3 e il 4 novembre, oltre al nodo economico finanziario con la governance economica globale e la regolamentazione finanziaria, ci sono anche numerose altre questioni da affrontare. A cominciare dal nuovo corso che si è aperto in Libia dopo la morte del colonnello Gheddafi. Sul tavolo anche la sicurezza alimentare, le emergenze umanitarie, a partire da quella del Corno d'Africa, fino ai rischi del cambiamento climatico. C'è da lavorare anche sull'aspetto occupazionale della crisi, promuovere la creazione di posti di lavoro e garantire l'effettiva applicazione dei diritti sociali.