Prima vittima del virus dell'eurodebito
Osservare il quadro, non farsi distrarre dalla cornice. I lettori de Il Tempo sanno che questo è il nostro modo di analizzare i fatti, in particolare l'economia e quella giungla chiamata finanza. Se ci fermiamo a guardare solo la cornice, l'Italia, non capiamo cosa sta accadendo intorno a noi. Sarebbe banale dire che il debito italiano è fonte di instabilità sui mercati, che il rischio di un contagio aumenta ogni giorno che il governo lascia scorrere senza prendere un provvedimento concreto, che un'opposizione descamisada alimenta la sfiducia nel sistema-Paese da parte dei mercati, che un sindacato barricadero non è per ma contro il lavoro. La classe dirigente di questo strano Paese non ha compreso che a Wall Street il denaro non dorme mai e la finanza globale se ne infischia dei ponti e delle abitudini di un popolo che vive pensando che il debito sia degli altri. Durante la riunione di redazione abbiamo commentato così la giornata che offriva notizie pesanti sul fronte dei mercati e dall'altra mostrava una folla di gitanti che riempiva la Capitale: «Se falliamo, lo faremo in spensierata allegria». Proprio per queste ragioni dobbiamo fare lo sforzo di concentrarci sul quadro e lasciar perdere le chiacchiere del nostro cortiletto. Fuori sta succedendo il finimondo. Un dealer della finanza americana, MF Global, ieri ha chiuso i battenti: fallito. Gli ingenui diranno: ecco, è sempre a Washington l'epicentro della crisi e l'Europa ne paga le conseguenze. Sbagliato. Quelli di MF Global si sono bruciati le penne scommettendo sul debito sovrano europeo: avevano investito 6,292 miliardi di dollari sui titoli di Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Belgio. Il nostro Paese rappresentava il 51 per cento di questo portafoglio titoli, circa 3 miliardi di euro. Tutti a breve scadenza. La faccenda è finita a carte quarantotto quando l'agenzia di rating Moody's ha visto un'eccessiva concentrazione di rischio e ha abbassato il rating manifestando dubbi sulla capacità dei manager. In un batter d'occhio i finanziatori di MF Global sul mercato dei pronti contro termine si sono dileguati lasciando la società in braghe di tela. Crac. È il meccanismo infernale dello shadow banking che abbiamo già visto in azione durante la crisi finanziaria del 2008. Lo stesso che ha mandato gambe all'aria Bearn Stearns e Lehman Brothers negli Stati Uniti. Fu l'inizio del collasso. Allora l'epicentro era Wall Street, oggi il nocciolo sul punto di fusione è il debito sovrano dell'Europa. L'incertezza sulle sue due sponde dell'Atlantico produce il medesimo risultato: la liquidità si prosciuga. Serve acqua. E una diga capace di reggere la collisione del debito.