La Libia pesa ancora sui conti ma il trimestre è in crescita
Le vicende della Libia con il blocco della produzione, hanno avuto un indubbio impatto sui conti ma l'Eni è riuscito comunque a chiudere il terzo trimestre in crescita con risultati superiori alle stime degli analisti. Il «cane a sei zampe» ha dovuto mettere in conto anche l'effetto della Robin tax. Eppure nonostante questi fattori l'Eni continua a mettere a segno «risultati eccellenti» come ha sottolineato l'amministratore delegato, Paolo Scaroni. Ma veniamo ai dati. I tre mesi al 30 settembre si sono chiusi con un utile netto di 1,77 miliardi di euro, in aumento del 2,7%, e un risultato adjusted di 1,79 miliardi, con una crescita in questo caso di ben il 7%. Numeri che sono piaciuti alla Borsa, dove il titolo ha guadagnato il 3,86% a 16,67 euro, e che hanno fatto passare in secondo piano il dato ancora negativo dei nove mesi. Nel cumulato l'utile netto del gruppo è infatti diminuito del 3,4% scendendo a 5,57 miliardi di euro (nonostante l'adjusted sia invece cresciuto del 5%), proprio a causa dello stop della produzione in Libia che, hanno spiegato i manager di Eni, peserà sulla produzione dell'intero anno per 190.000 barili al giorno. La raffinazione migliora nel trimestre ma, spiega la nota di bilancio, «rimane su livelli non remunerativi in un quadro di estrema volatilità». In termini percentuali, nei nove mesi la contrazione della produzione è stata del 12,4% e nel terzo trimestre del 13,6% (a 1,47 milioni di barili al giorno). Cali compensati comunque dal prezzo del petrolio che continua a viaggiare su livelli piuttosto elevati. Al netto dell'effetto prezzo e della Libia, la produzione risulta infatti nel trimestre sostanzialmente in linea, con una flessione appena accennata dello 0,8%. Il gruppo stima ora che, con «un parziale recupero della Libia nel quarto trimestre», l'anno si chiuderà a parità di scenario prezzi con una flessione della produzione complessiva di idrocarburi del 10%. Anche se per il gas i tempi sono abbastanza stretti, per il pieno recupero del plateau produttivo di petrolio ante-crisi ci vorranno infatti ancora dodici mesi, nonostante le controparti libiche, Eni tiene a sottolinearlo, abbiano ribadito la piena efficacia degli accordi petroliferi. La crescita del trimestre soddisfa pienamente Scaroni che evidenzia i progressi del gruppo: «Abbiamo rafforzato il nostro portafoglio grazie alla firma degli accordi con Gazprom che danno il via al nostro upstream in Siberia e ai ripetuti successi della nostra esplorazione. In Mozambico, poi, - prosegue - abbiamo effettuato la più grande scoperta di idrocarburi della nostra storia». Proprio il Paese sudafricano si sta rivelando una vera Eldorado per il gruppo: la scoperta di gas effettuata nel prospetto esplorativo Mamba Sud 1, nell'Area 4 dell'offshore del Mozambico, di cui Eni è operatore, è infatti di circa il 50% più grande rispetto a quanto annunciato ad ottobre. Durante l'esplorazione a una maggiore profondità Eni ha rilevato la presenza di un nuovo livello mineralizzato che contiene un potenziale fino a 212,5 miliardi di metri cubi di gas.