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Crisi, politica in vacanza I mercati puniscono l'Italia

Borsa, operatori al lavoro a Wall Street

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Le Borse non dormono. Non fanno festa. E con Halloween hanno in comune solo la paura. Mentre i palazzi della politica si sono fermati per il ponte dei Santi e i parlamentari brindavano al week-end lungo di quattro giorni, sui mercati si è combattuta l'ennesima battaglia. Giusto per ricordare al potere in vacanza che l'Italia è ancora in guerra. Il bollettino dai listini è drammatico: Milano ha di nuovo perso terreno sul campo, conquistando l'ennesima maglia nera in Europa complice anche il clima pre-festivo, con scambi ridotti, che ci rende particolarmente vulnerabili. A Piazza Affari l'indice FtseMib è crollato del 3,8% , seguito dai ribassi di Londra (-2,7%), Parigi (-3,16%), Madrid (-2,9%) e anche Francoforte dove il Dax ha lasciato sul terreno il 3,2 per cento. «Facciamo peggio dell'Europa perché abbiamo un indice particolarmente sbilanciato sui finanziari e perché c'è Fiat con le sue storie che pesa negativamente», spiega un trader. Più che le vendite a scuotere le sale operative ieri sono state le tensioni sul debito sovrano che hanno fatto impennare i rendimenti dei titoli governativi di Italia e Spagna. Quello del nostro Btp decennale è salito a quota 6,16% sui massimi storici mentre lo spread tra Italia e Germania si è allargato, sempre più in volata, fino a 410 punti base per poi ridiscendere a 405 dai 379 di venerdì sera. La tensione sul mercato dei titoli di stato si è tradotta in un forte smobilizzo dei titoli bancari che ha travolto soprattutto Unicredit, Intesa SanPaolo e Mps. Sul fronte valutario, inoltre, l'euro si è svalutato a 1,399 nei confronti del dollaro da 1,415 della chiusura di venerdì. Gli investitori continuano a manifestare tutte le loro perplessità sul piano che l'Europa ha presentato per salvare l'euro: e le conseguenze di questa forte diffidenza si fanno sentire sia sui mercati azionari che su quelli dei bond. Soprattutto italiani. Il nostro Paese rimane osservato speciale, e l'attenzione è sulla continua speculazione e mancanza di fiducia nei confronti dei bond italiani, alimentata dalla confusione che regna nel governo, e dallo scetticismo che la lettera presentata da Berlusconi a Bruxelles non venga seguita da quegli interventi seri di cui l'Italia ha disperatamente bisogno. Gli operatori temono un contagio di Italia e Spagna, tanto che Fmi, Ue e banche centrali stanno studiando una rete di sicurezza per entrambi i Paesi: una rete di sicurezza che potrebbe tradursi in un aumento di capitale. «L'andamento degli spread – ha dichiarato all'agenzia Bloomberg John Stopford, responsabile della divisione di reddito fisso presso Investec Asset Management a Londra - lascia pensare che i mercati dei bond siano piuttosto cinici nel guardare all'ultimo accordo (dell'Unione europea). Sebbene il pacchetto possa essere visto come un passo in avanti, l'assenza di dettagli a questo punto preoccupa gli investitori. Il mercato è poi ovviamente preoccupato dell'ammontare dei prestiti a cui l'Italia deve ricorrere». Gary Jenkins, analista di Evolution Securities, rilancia: «Perché gli investitori dovrebbero comprare bond italiani quando possono ottenere debito del fondo salva stati tra un mese?». Ad agitare i listini ieri è stata anche la decisione della banca del Giappone di intervenire sul mercato dei cambi nella speranza di frenare l'apprezzamento continuo dello yen, fattore negativo per le esportazioni del Paese. Immediate sono state le ripercussioni sul forex, con il dollaro e l'euro che si sono immediatamente rafforzati nei confronti della valuta nipponica. Intanto dall'altra parte dell'oceano, Wall Street ha aperto largamente in negativo con i principali indici in calo di oltre l'1% dopo aver terminato la settimana scorsa con guadagni di oltre il 3% su un sentiment ottimista sull'Eurozona e sull'onda delle trimestrali. La fiducia degli investitori, comunque, resta fragile. Nel frattempo, e non era mai successo da prima della guerra civile americana 150 anni fa, le obbligazioni sono andate meglio del mercato azionario. Il ritorno sugli investimenti nel reddito fisso è stato infatti del 6,25% contro un aumento del 2,18% dell'indice S&P 500, la misura più ampia del ritorno sulle azioni Usa. Dietro alla corsa dei prezzi dei titoli del reddito fisso ci sono inflazione relativamente bassa negli Usa (1,5% quest'anno in media), l'aumento del risparmio degli americani, crescita economica bassa e la politica della Federal Reserve di tenere i tassi a pressoché zero. Ora i mercati attendono l'esito del G20 che si riunirà a Cannes il 3 e 4 novembre. L'evento potrebbe coincidere con un possibile taglio dei tassi della Bce ad opera del neo-presidente Draghi, una mossa che allevierebbe la pressione sui rendimenti dei titoli di Stato italiani. Se, invece, il vertice dovesse archiviarsi senza una soluzione praticabile, gli esperti si aspettano ulteriore volatilità sui mercati e nuovi ribassi dell'euro. Ma l'importante, per il nostro «potere col trolley», è fare il ponte. Domani è un altro giorno, si vedrà.

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