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Crisi, occhi puntati sul G20

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Angela Merkel (S), Silvio Berlusconi (C) e Nicolas Sarkozy (D)

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Comincia male la settimana decisiva per l'economia mondiale, che aspetta il G20 di Cannes (3-4 novembre) per conoscere le manovre in grado di far cambiare rotta alla crisi: l'Europa, fresca dell'accordo storico, non è riuscita a risollevare le Borse e preme sempre di più sull'Italia dove spread e rendimenti riprendono la folle corsa al rialzo, l'Ocse mette in guardia dal futuro "drammaticamente" incerto, i Paesi Bric non sembrano convinti ad investire nel nuovo fondo salva-Eurozona e il Fondo monetario internazionale prepara i piani in caso di eergenza. Una complicata matassa che i leader delle 20 potenze dovranno sbrogliare, e Obama già mette in agenda un bilaterale con Merkel e Sarkozy, tanto per ribadire chi c'è al comando dell'Europa. La pressione sull'Italia è alle stelle: il differenziale di rendimento tra il Btp e il bund tedesco vola a 407 punti col rendimento sul decennale che balza al 6,16%. E la bacchettata anche oggi viene da Berlino, dove il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, in diverse interviste, incalza Roma a "fare i suoi compiti" per convincere i mercati, e a "mantenere sostenibile il tasso d'interesse per riuscire a rifinanziarsi". E deve farlo da sola, "non possiamo risolvere i problemi dell'Italia in Germania", dice Schaeuble, che riassume la preoccupazione di tutti, se anche l'Ocse avverte che "non è vero che l'Italia è troppo grande per fallire". Sotto tensione a Piazza Affari soprattutto i titoli bancari per la ricapitalizzazione chiesta dalle autorità europee: toccherà loro assorbire una parte delle perdite sui bond di Stato dei Paesi a rischio, a partire dalla Grecia. Ma gli istituti non ci stanno, "preoccupati", spiega il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, che le misure accentuino i rischi di restrizione al credito, senza incidere sul vero nodo della crisi, "che è crisi di fiducia sulla sostenibilità dei conti pubblici e sull'indebitamento sovrano". Anche gli istituti aspettano il G20, quando Mario Draghi in qualità di presidente del Financial stability board presenterà le raccomandazioni sulle Sifis, le istituzioni "too big to fail", a cui verranno richiesti i sacrifici maggiori. L'Europa punta sulla Tobin Tax, non potendo portare a Cannes un "manuale d'uso" sul suo Efsf, perché mancano ancora tutti i dettagli, si prepara con le proposte sulle regole più stringenti per la finanza. Tobin Tax prima di tutto, e portavoce ne è la Germania, anche se si dovesse andare avanti contro il parere della Gran Bretagna ed applicarla nella sola Eurozona. L'Efsf "potenziato" la settimana scorsa sarà uno dei protagonisti del summit: l'idea, secondo fonti dell'Eliseo, è che grandi Paesi che hanno accumulato enormi riserve valutarie contribuiscano un pò di più al Fmi oppure investano nel fondo salva-Stati. La Cina ad esempio, ha 3200 miliardi di dollari di riserve valutarie, di cui il 20% è investito in euro. Ma se già Cina e Giappone hanno espresso dubbi sull'Efsf, oggi anche Russia e Brasile sono scettici e si dicono disposti ad aiutare l'Eurozona ma solo tramite il Fondo monetario. Quello che invece la Gran Bretagna non vuole assolutamente fare. Il Fondo monetario resta l'arma più potente contro la crisi e per questo si prepara al peggio, ovvero anche al caso in cui il maxi piano anti-crisi della Ue fallisca e finiscano come la Grecia anche Spagna o Italia: sempre l'Eliseo oggi conferma che è in atto "la revisione degli strumenti del Fmi" e che il dibattito a Cannes sarà su come aumentare le sue risorse, superando le riserve Usa e sfruttando le eccedenze dei soliti Paesi Bric. La soluzione dell'Europa alla crisi, resta quindi sempre fuori dal Vecchio Continente.

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