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Bpt nel mirino: Borse europee in rosso

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Borse, operatore al lavoro a Wall Street

Crisi e G20, pressing dell'Ue sull'Italia

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Le Borse europee archiviano un lunedì in territorio negativo. Il Dax di Francoforte cede il 3,23%, la Borsa di Parigi ha chiuso in ribasso del 3,16%, con l'indice Cac 40 sceso a 3.242,84 punti. L'Ftse 100 di Londra scivola del 2,77%. Mercati sotto pressione e alta tensione sui titoli di Stato. L'attenzione alla riapertura delle Borse era puntata su Italia e Spagna e Milano chiude aggiudicandosi la maglia nera con l'indice guida che cede il 3,82% e il differenziale tra Btp e Bund schizzato oltre i 400 punti. Spread Btp-Bund oltre la soglia dei 400 punti. Il calo del Ftse Mib tocca il 3,11%, con l'All Share a -2,87%.  Unicredit perde il 5%, Intesa il 6,38%, Monte Paschi il 5,9%. Passato in negativo anche Bpm, a -4,4%. Tra gli altri Diasorin cede il 6,9%, Fiat tocca il 6,6%, Geox il 6,1%. Ampliano le perdite anche gli altri indici europei sulla scia del peggioramento di Wall Street e la diffusione di dati macro Usa sotto le attese: Francoforte perde il 2,3%, Parigi il 2,1%. I rinnovati timori dei mercati per la crisi del debito spingono al ribasso anche l'euro che, dopo i forti guadagni delle scorse sessioni, chiude in calo a 1,3954 dollari, vicino al minimo di seduta di 1,3943 dollari. Gli interventi della banca centrale giapponese per frenare l'apprezzamento dello yen spingono la valuta nipponica in rialzo a quota 108,80 sull'euro e a 77,98 sul biglietto verde. Il dollaro era arrivato fino a un massimo di tre mesi sullo yen a 79,55.   Non si arresta la corsa dello spread tra Btp e Bund. Il differenziale tra i titoli italiani e tedeschi ha raggiunto i 407 punti mentre il rendimento del decennale italiano è salito al 6,163%. Intanto i numeri su inflazione e disoccupazione sono allarmanti. Secondo i dati diffusi oggi dall'Istat il tasso di disoccupazione a settembre è salito all'8,3%, con quella giovanile che si è attestata al 29,3%, ai massimi dal 2004. I prezzi al consumo sono invece schizzati a ottobre al 3,4% al top dal 2008.  Il tasso di disoccupazione a settembre sale all'8,3%, in aumento di 0,3 punti percentuali sia rispetto ad agosto sia rispetto all'anno precedente.  Il numero dei disoccupati, pari a 2.080 mila, aumenta del 3,8% rispetto ad agosto (76 mila). Su base annua si registra una crescita del 3,5% (71 mila). La disoccupazione maschile cresce del 4,4% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei dodici mesi; anche il numero di donne disoccupate aumenta rispetto ad agosto (+3,1%) e su base annua (+3,8%). A settembre gli occupati sono 22.911 mila, in diminuzione dello 0,4% (-86 mila unità) rispetto ad agosto. Nel confronto con l'anno precedente l'occupazione resta sostanzialmente invariata. Il tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione sia nel confronto congiunturale (-0,2 punti percentuali) sia in termini tendenziali (-0,1 punti percentuali).  Senza lavoro quasi un giovane su tre: il tasso di disoccupazione giovanile sale al 29,3%, con un aumento congiunturale di 1,3 punti percentuali. Nel mese di ottobre invece l'inflazione registra un aumento dello 0,6% rispetto al mese di settembre e del 3,4% nei confronti dello stesso mese dell'anno precedente (era 3% a settembre). Si tratta del dato più alto da ottobre del 2008. La dimensione della crescita congiunturale, aggiunge l'Istat, rispecchia anche gli effetti delle misure previste dalla recente manovra finanziaria e, in particolare, dell'aumento dell'aliquota dell'Iva ordinaria al 21%. L'inflazione acquisita per il 2011 è pari al 2,7%.  Sul fronte del G20 l'Ocse avverte, nell'Outlook preparato in vista del vertice di Cannes, che "le incertezze riguardanti le previsioni economiche nel breve termine sono cresciute drammaticamente negli utili mesi". "Un certo numero di eventi principalmente legati alla crisi del debito europea e alla politica di bilancio negli Usa domineranno gli sviluppi dell'economia nei prossimi due anni", aggiunge l'organizzazione.  Per l'Eurozona, l'Ocse prevede un Pil in frenata nel 2011 a +1,6% contro il +1,7% del 2010 e un ulteriore rallentamento nel 2012 a +0,3%. Nel 2013 invece l'economia dovrebbe tornare a crescere dell'1,5%.

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