Lo scenario attuale «è caratterizzato da risorse pubbliche sempre più scarse, per valorizzare al meglio i nostri beni culturali occorre una terapia d'urto che coinvolga sempre di più il settore privato».
«Bisogna,infatti, esternalizzare le attività a carattere non strategico, concedendo la gestione a soggetti privati e lasciando le funzioni di tutela e vigilanza in capo allo Stato», ha spiegato l'ad e dg della Banca Infrastrutture Innovazione Sviluppo. «Penso, in particolare, a un meccanismo che preveda l'affidamento del patrimonio alla supervisione di una società pubblica, costituita dallo Stato e dall'ente territoriale interessato, che, assumendo il ruolo di concedente, affidi la gestione ad una società privata con titolo di concessionaria», ha sottolineato Ciaccia. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, anche lui intervenuto al convegno di Roma ha fatto notare nel suo discorso come sia «scandalosa la distanza che separa le dichiarazioni di principio, sempre accompagnate dall'impegno di tutelare e valorizzare tale patrimonio, dalle azioni effettivamente intraprese in tale direzione».