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Ultimatum di Bruxelles: basta rinvii sulla crescita

Olli Rehn

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I continui rinvii del pacchetto di misure sullo sviluppo hanno mandato su tutte le furie Bruxelles. Ormai è chiaro che al vertici di domani sulla crisi del debito, il premier Berlusconi non sarà in grado di presentare le misure per rimettere in moto l'economia, più volte sollecitate dalle istituzioni europee. Così ieri il commissario europeo agli affari economici Olli Rehn ha mandato un messaggio chiaro a Berlusconi: bene la manovra finanziaria per consolidare il debito ma ora occorre affrontare rapidamente il problema della crescita con misure sostanziali e strutturali e soprattutto con una tempistica certa. Un modo, nemmeno tanto diplomatico, per dire che non sono più ammessi ritardi. Rehn indica anche i settori su cui intervenire: ovvero la qualità della spesa pubblica, con tagli ai costi dell'amministrazione statale e alla politica. «I fondamentali dell'economia italiana sono solidi, ma sono necessarie ulteriori riforme strutturali per realizzare il potenziale di crescita e di creazione dei posti di lavoro» ha detto il commissario. Poi parlando al quotidiano francese Les Echos ha detto di aspettarsi che l'Italia «ribadisca domenica (alla riunione dei capi di Stato e di governo Ue - ndr) in modo chiaro i suoi programmi di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali». Il suo portavoce ha aggiunto che Bruxelles considera fondamentale che le decisioni sul pacchetto crescita siano prese «con carattere di urgenza». Ma non è tutto. Rehn ha sollevato anche qualche dubbio sulla capacità dell'Italia di risanare il debito e raggiungere gli obiettivi sui quali si è impegnata a livello comunitario. «Non è chiaro ancora» h adetto, il modo in cui l'Italia arriverà al pareggio di bilancio nel 2013. Per la Commissione europea un impegno chiaro su calendario e obiettivi «faciliterà molto i negoziati domenica». La dichiarazione del ministro delle finanze olandesi Jan Kees de Jager, che si aspetta annunci da parte italiana e rileva che il Paese deve procedere speditamente su consolidamento e misure economiche strutturali, dimostra che l'attenzione sull'Italia è massima. Tutta l'operazione di rafforzamento del fondo salva-Stati è volta a impedire l'estensione della crisi del debito sovrano a Italia e Spagna. Questo significa che i due Paesi devono dare dimostrazione concreta che vogliono impegnarsi sui due fronti del risanamento del bilancio e sulla crescita. Da un paio di settimane Bruxelles lancia segnali in questo senso e in una bozza del documento finale del vertice Ue si afferma che i Paesi che fronteggiano tensioni nei mercati del debito sovrano (è anche il caso dell'Italia) devono compiere «sforzi particolari». Ieri sono arrivati altri due avvertimenti. L'agenzia di rating Fitch ha sottolineato che «Italia e Spagna sono paesi solvibili ma potenzialmente illiquidi». Standard & Poor's ha messo in guardia che l'Italia potrebbe subire un declassamento del rating di due gradini da A a BBB+ nel caso di una nuova recessione abbinata a uno shock dei tassi. Il rapporto dell'agenzia di rating considera due possibili scenari pessimisti: un primo scenario ipotizza una recessione «double dip» e l'altro vi aggiunge una crisi dei tassi di interesse. Nel caso di una recessione «double dip» anche il rating del Portogallo sarebbe tagliato e la Francia perderebbe la tripla A. L'unico rating invariato, tra quelli esaminati, sarebbe quello della Germania, stabilmente AAA, anche se quello dei suoi istituti di credito potrebbe essere rivisto al ribasso di uno o due livelli. Ma le grane per l'Italia non finiscono qui. C'è da sciogliere il nodo delle dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi dal board della Bce. Berlusocni aveva preso un impegno in tal senso con il presidente francese Sarkozy per lasciar posto a un candidato francese. Attualmente nella Bce ci sono due italiani e nessun francese.

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