La Cassazione «Non ci furono controlli istituzionali»
Losottolinea la Cassazione nella sentenza 37370 (62 pagine depositate ieri), che ha confermato la colpevolezza nel crac dei manager Luciano Del Soldato e Gian Paolo Zini e del revisore dei conti Maurizio Bianchi. Per quanto riguarda la similitudine tra revisori dei conti e agenzie di rating, fatta dai Supremi giudici nella sentenza 37370, si osserva che si tratta «dello stesso fenomeno degenerativo, segnalato anche da recente cronaca, che avrebbe inquinato rilevanti settori dell'economia globale». Il riferimento, secondo quanto si è appreso da fonti stesse del collegio, è alla crisi dei subprime. In proposito, si osserva che a causa della commistione dei ruoli «accreditati operatori di rating, dal cui severo giudizio dipende la credibilità economica di grandi imprese e persino di interi Stati (subspecie della certificata capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti), diventano, ad un certo punto, consiglieri privilegiati del soggetto da controllare, suggerendo le iniziative strategiche più opportune per mantenere, comunque, un determinato coefficiente di affidabilità, tale da consentire, nonostante tutto, una rassicurante valutazione». Per la Cassazione, nel crac Parmalat come nella vicenda dei subprime, «il controllore si pone, così, dalla stessa parte del soggetto che dovrebbe controllare». Nella vicenda Parmalat, osserva la Cassazione, è emerso «proprio il fallimento della funzione di controllo»